Vuoi più bene alla Pasta Rummo o a Pasolini? Il mare magnum dell’informazione su Facebook, in cui l’ennesimo ricordo del quarantennale della sua uccisione sta una riga sotto alla gif animata di Venusia che spara le sue tette al nemico e una riga sopra di uno strascico di Halloween della notte prima, non è o almeno non dovrebbe essere la prima volta che ci fa riflettere. Se è informazione, ma davvero ci piace informarci così? O se invece di entertainment si tratta, ci diverte davvero? Se la risposta è sì, vai all’ultima riga. Se la risposta e no, c’è da chiedersi se sbagliamo noi a illuderci che Facebook sia una meta-blog in cui convergono le opinioni e contenuti di persone interessanti quando invece le persone in questione sono la vicina di casa, il collega scoreggione, l’amico delle elementari, la cugina di secondo grado che a malapena ti ricordi che faccia abbia e che quindi lo stream delle cose che leggiamo sono i loro punti di vista. O sbagliamo noi a credere che Facebook sia la vita, la realtà, in cui si convince il prossimo, gli si fa cambiare idea, lo si imbarca in battaglie ideologiche e lo si coinvolge in campagne che salveranno il mondo, daranno una svolta a questo paese, indurranno multinazionali a non vendere più carne rossa, leggeranno il nostro blog, faranno cambiare idea al papa, al presidente, al re o al sindaco? Possiamo osservarci già intorno per capire se ci sono gli effetti dell’acriticità con cui pensiamo, ci esprimiamo, leggiamo, condividiamo. Possiamo soprattutto osservarlo su Facebook e l’occasione di certo non manca. Non credo che ripetere mille volte le stesse cose consenta di produrre materiale utile a ergere, come castori dell’Internet, robuste dighe utili a contenere le piene di modernità liquida che – come abbiamo provato sulla nostra esperienza – basta un evento particolare a provocare esondazioni e annegare migliaia di persone al giorno. Succede con quella cazzo di carne cancerogena come con la medaglia d’oro del rugbista neozelandese che sembra aver lo stesso peso dei matrimoni gay e della pasta Rummo per non parlare degli ulivi, il compleanno di Bud Spencer, Ritorno al Futuro e Pasolini. Ma fino a ieri dov’erano tutte le vostre belle citazioni di Pasolini? E i marò? Pensate a tutti i contenuti e le considerazioni che si vedono passare in un numero di volte direttamente proporzionale alla quantità di contatti – magari anche quelli sinceri – che avete su Facebook sia nella loro versione originale, cioè lo stesso articolo che si ripropone come una peperonata mangiata a mezzanotte, sia nelle opinioni genuine e rispettabili la cui sovraesposizione però, come potete immaginare, alla lunga rompe il cazzo. Riusciamo persino a renderci invise cose come la commemorazione di uno dei più importanti intellettuali della seconda metà del novecento. Ma è rimasto qualcosa di sacro a parte l’osso? Il problema non è Facebook ma siamo noi. Andiamocene. (questa era l’ultima riga)
Ecco, hai ragione. Grande Plus!
Non so se sbaglio io, ma molto raramente celebro anniversari, a meno che si tratti di qualcosa di importante per me, quasi intimo. Di cambiare il mondo, o anche solo di far cambiare idea a qualcuno attraverso Facebook ho smesso da tempo (sì, forse inizialmente anch’io c’ero un po’ cascata, mi appassionavo a discussioni sterili su temi apparentemente impegnativi che servivano solo a farti perdere diverse ore della giornata). Infatti ci entro poco e non scrivo nulla di “mirato” espressamente per FB, anche se per ora ho lasciato la condivisione automatica degli articoli del blog. Scrivo perché mi piace farlo senza l’esigenza di lasciare un “messaggio” di qualche tipo e forse potrei anche passare per “disimpegnata”, ma tutto sommato, credo che l’impegno stia nel fare le cose che amiamo e in cui crediamo profondamente. Lo sto imparando anche grazie ai figli. Repetita non sempre iuvant, subentra la stanchezza, l’effetto peperonata a mezzanotte, tutto quello che dici tu. Ma fare le cose che ci appassionano resta una cosa sacra, secondo me. L’unica cosa che ci permette, ognuno a suo modo, pezzettino per pezzettino, di cambiare davvero qualche piccola cosa in meglio. Se non altro la nostra vita 🙂
Uno ha paragonato queste passioni estemporanee alla frenesia alimentare degli sgombri. Se anche solo una volta hai potuto assistere a una mangianza in mare non puoi non condividere la cosa. Detto in maniera molto poco politicamente corretta: è un comportamento da animali inferiori (evolutivamente parlando) e Facebook è una merda perché il mezzo è strutturato proprio per essere quella roba là. Sciumacher ha dato segni di reazione (se ha parlato o se l’è fatta addosso non saprei): già qualcuno ha dimenticato l’anniversario di ieri.
e proprio per questo sto per abbandonare facebook, almeno per non perdere tempo con le cose che mi interessano poco o niente
mangianza di mare però molto meglio di facebook