alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 02.11.15

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Internazionale, “Roma e Milano divise dalla politica”: Un tratto solo della infinita catena di affinità e differenze tra Milano e Roma merita forse attenzione, se non altro come ipotesi che aiuta a spiegare la tragedia romana. Si tratta del rapporto peculiare e quasi opposto che le due città hanno intrattenuto con la politica. Con la cautela che si deve mantenere quando si parla di strutture complesse come due città che meriterebbero di essere osservate da vicino, evitando il più possibile visioni generali e onnicomprensive. E con l’avvertenza che per politica si intende qui sostanzialmente quella incarnata dalle varie istituzioni che agiscono, più o meno dall’alto, nelle metropoli moderne. Da questo punto di vista può, con prudenza, essere ipotizzata una differenza fondamentale: Roma ha bisogno della politica, Milano no.

Che libro mi porto, “Viaggi letterari: a Chicago nascerà il Museo degli scrittori americani”: Da Mark Twain a Louise May Alcott, da Jack Kerouack a Emily Dickinson, da Ray Bradbury a Truman Capote.. e l’elenco degli autori made in Usa che hanno costruito pagina dopo pagina il nostro immaginario collettivo potrebbe continuare all’infinito. Forse è per questo che, nel progetto dell’American Writers Museum, c’è l’idea di dare spazio di volta in volta a nomi e volti diversi, di catturare i visitatori con le nuove tecnologie, la multimedialità, le mostre temporanee e gli eventi interattivi.

alessandra farabegoli, “Puoi farmi cadere le braccia o farti amare, a te la scelta”: Le commodities sono servizi che compriamo perché ci servono e non perché li desideriamo, e spesso siamo rassegnati a subirli come una rottura di scatole inevitabile. Le aziende che lavorano bene – e sono poche – sono quelle capaci di diventare trasparenti, e farsi notare perché, contro ogni aspettativa, le cose funzionano come dovrebbero.

I discutibili, “Chi ha paura dell’Uomo All Black”: Per avere un minimo di equità, dovrebbero giocare in 14. Togliete chi volete, ma dovrebbero giocare in 14. Questo il primo giudizio che viene in mente all’esito della finale della Coppa del Mondo di rugby fra Australia e Nuova Zelanda, con i Wallabies che riescono a recuperare 14 punti solo nei 10 minuiti durante i quali gli All Blacks sono stati in inferiorità numerica.

Rivista Studio, “Expo, spiegato male”: Questo non è un articolo contro i gufi e infatti non è che l’esibizione dovesse necessariamente piacere a tutti, ci mancherebbe, ma era impossibile affiancare a tante ironie la previsione che avrebbe funzionato? Qualcuno che osasse chiosare: «Fa schifo, dunque piacerà tantissimo»? Niente. Neanche un «Mangiate merda. Milioni di mosche non possono sbagliare», come diceva Marcello Marchesi quando la gente non era suscettibile.

Sul Romanzo, “Milano Capitale”: Milano è già capitale della moda e dei modi di vivere, ma non influisce sul resto del Paese e rischia di isolarsi in Italia mentre si integra in Europa. Questo perché pare essere avvenuta una secessione economica e sociale che ha tagliato fuori due terzi d’Italia da una possibilità europea di uscita dalla crisi. Ce lo ha raccontato lo Svimez, che ci ha regalato una fotografia amarognola dentro la quale un po’ di Nord sorride, ma tutto il Centro-Sud piange.

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