Il rapporto Verne 2015, fresco di pubblicazione, parla chiaro circa la percentuale di scrittori che non si cimentano più con la fantascienza, una tendenza che insieme ai dati sulla diffusione di serie e di cinematografia più o meno afferente al genere restituisce la prova di quello che è ben più che un incidente di percorso. Nella survey a corollario emerge che più del 75% non si ritiene in grado di costruire a botte di fantasia un mondo comunque credibile. Non solo. C’è qualche piattaforma, qualche applicativo, qualche tecnologia prevedibile che non potrebbe costituire la quotidianità del domani? Davvero pensiamo che i luoghi più comuni della letteratura a riguardo a partire dal teletrasporto, i computer assassini, gli esseri umani ingravidati dagli alieni o i replicanti siano così distanti dal nostro stadio evolutivo? Cerchiamo di essere obiettivi. Quasi il 90% inoltre degli scrittori intervistati trova difficoltà a riempire sceneggiature di macchine e trovate mozzafiato perché consapevole che quel domani sarà vuoto come non è mai stata la nostra civiltà, nemmeno ai tempi della scoperta del fuoco quando presumibilmente sulla terra eravamo in quattro gatti a scannarci per assicurarci il predominio su questo o quel corso d’acqua, nel terrore di veder spuntare animali dalla domesticità pari a quella delle tigri con i denti a sciabola, per fare un esempio. Ma vuoto nel senso che in giro non ci sarà nulla. Le poche cose fisiche secondo i più saranno integrate negli ambienti e negli oggetti comuni, tutto il resto virtuale e invisibile ma con una pervasività mai vista, anche perché certe onde o segnali non è che siano così evidenti al nostro occhio. Magari lo sono al nostro organismo e ce ne accorgeremo prima di questa nuova era della nostra specie, ma solo perché oggi certe tecnologie sono ancora acerbe e non si sa quali saranno le conseguenze, ma in questi tempi in cui si fa guerra a tutto a partire dalla carne rossa meglio non creare inutili allarmismi.
In generale dall’ultima edizione del rapporto – che vi ricordo essere indipendente da qualunque produttore o multinazionale dell’hitech – emerge l’amara consapevolezza che generazione dopo generazione, ma già da quelli nati un anno dopo quelli nati un anno prima, ci sarà sempre minor attitudine al movimento e alla coordinazione fisica. Non dobbiamo stupirci: quanto tempo passiamo qui sopra e quanto lo consentiamo ai nostri figli? Si arriverà sempre più a un equilibrio tra noi e ciò che abbiamo intorno, per forza di cose altrimenti siamo spacciati. L’uomo non sarà più costretto ad adattarsi alle forme ma viceversa, e questo fenomeno sarà interessante da osservarsi sui vettori e i mezzi di trasporto privati e pubblici, grandi e piccoli, potenti o con prestazioni da utilitaria. Quante volte, oggi, ci lagniamo per i sedili troppo ravvicinati negli aeroplani, o per non esser costretti con la schiena curva in certe navette che ti portano dalla stazione al posto di lavoro. Mi sono chiesto, e ho commentato proprio così sul sito in cui il rapporto Verne è stato pubblicato, se in questa prospettiva già certi camper in commercio oggi non siano allora già mezzi fantascientifici e se la mia considerazione ha un suo fondamento andate a spiegarlo a mia moglie che non ne vuole sapere di comprarlo ora. Ditele che in futuro saremo tutti probabilmente così, con la massima libertà di movimento a spostarci per il pianeta con tutte le nostre cose, spero a bordo di un Volkswagen California.