Certe conversazioni telefoniche altrui uno si chiede veramente chi ci sia dall’altra parte ad ascoltare perché se avessi un parente o amico o semplice conoscente o anche interlocutore casuale che mi dice cose così e soprattutto in quell’italiano approssimativo me ne guarderei bene da rispondere alle chiamate. O almeno, se costretto per non imbattermi nel più comune dei sensi di colpa, cercherei di tagliare corto o adotterei un sistema di finte interferenze, come il veramente eccezionale gulash gulash gulash. Ma l’Ungheria è lontana da questa sala d’attesa di radiologia, popolata da gente con il piede ingessato che attende fiduciosa il proprio turno mentre una radio irrispettosa diffonde il ritmo in levare accelerato di “One Step Beyond”, che suona come una beffa. Qualcuno ai piani alti se ne accorge e la musica – il cui volume è tutt’altro che invadente e probabilmente se ne fa una questione di principio – si interrompe senza nemmeno sfumare. Poco fa, mentre ero sul tram gremito da visitatori di Expo più che ottimismi (la linea è la stessa dell’ospedale in cui devo fare le lastre), è bastato che il tizio al telefono di cui accennavo prima pronunciasse con il suo accento del profondo sud la parola “i documenti” con un tono un po’ più alto da scatenare un fuggi fuggi generale.
Qui in questo reparto, ora silenzioso, invece i riflessi sono di tutt’altra latenza ed è la solita storia di ciò che i luoghi della sofferenza avvinghiata alla speranza ci ispirano. Ci sono coppie incredibilmente troppo anziane per riuscire a muoversi cosi autonomamente e che non hanno smarrito l’ironia, se sottolineano agli altri pazienti che il loro lavoro da pensionati è quello di curarsi. A volte purtroppo non ci riescono o la cura si interrompe per qualcosa di peggio, se non per la madre di tutte le interruzioni. Per le persone anziane di questo tipo la ricchezza e la cosa di maggior valore è sicuramente ogni singolo giorno che riescono ad avere in più. Subito dopo vengono poi le informazioni per muoversi al meglio nel mondo. Quale pulsante di prenotazione schiacciare per ottenere il numero corretto più basso stampato perché se noi abbiamo fretta di sbrigare le formalità per fare cose più piacevoli non oso immaginare loro a ottant’anni suonati. Basta osservarli con i loro fogli stampati in mano e ci si chiede che cosa ci sia scritto, magari anche qualche dritta per difendersi da quella che è persino limitante definire burocrazia.
proprio un bel titolo.