La percentuale bulgara con cui il Partito dei Tastieristi ha staccato gli avversari alle recenti amministrative fa presagire un nuovo corso per la politica italiana. Come per l’ascesa al potere di Forza Italia nel 94 e il recente consenso allargato raggiunto dal M5S si sono sprecate analisi dei media e dibattiti nei talk show per questo nuovo fenomeno che non ha eguali al mondo. Per una volta la forza persuasiva non dev’essere individuata né nella volontà di premiare l’anti-politica tanto meno nel desiderio di dare fiducia una proposta elettorale diversa. Dietro al centro di comando e di controllo del PDT siede un team ben determinato che profonde musica con tappeti elettronici e vari messaggi subliminali di synth con cui – non dimentichiamo il filosofo/intellettuale di riferimento, Alessio Bertallot – è stata pervasivamente messa in modalità snooze l’intera nazione. Per manifestare la loro ferma opposizione, i centinaia di migliaia di dissidenti (un manipolo rispetto ai milioni che si sono lasciati travolgere dalla più melliflua delle correnti di pensiero) continuano a coricarsi e a dormire in boxer e maglietta e si rifiutano di stirare i numerosi cambi di pigiama – diversi per ciascuna stagione – dei componenti dei loro stessi nuclei famigliari. Tra gli attivisti più radicali, sul fronte opposto, si sta diffondendo persino la pratica di fare le fusa come i felini domestici che, ricordiamolo, sono considerati tra i principali influencer di questo nuovo corso. Un mondo governato da persone che hanno abbandonato la stanza dei bottoni per una postazione di home theater in cui basta un gatto che, camminando su una tastiera di un pc, schiaccia il tasto sbagliato che potrebbe davvero combinarqwoeifslfhiroiuncsdaawihiowsdomèar9888888865te