Ho cambiato idea. C’e stato un bagliore di non so che cosa che ha generato un riflesso su una lente un po’ appannata dei miei occhiali da lettura, il problema è che mi trovavo alla fermata del tram e ho avuto l’illusione ottica in quella piccola porzione di campo visivo sfocato che qualcuno si buttasse sulle rotaie per suicidarsi. Poi ho guardato meglio e la realtà ha svelato l’arcano, e cioè che lì fuori in mezzo a pericoli reali ci si può sentire davvero vulnerabili. Stessa cosa in treno. Sentivo dietro di me una coppia – marito e moglie – discorrere in arabo e mi sono sentito sotto attacco: un terrorista che si mescola tra la numerosa compagine di gente con il badge appeso al collo in un tranquillo giorno feriale di pioggia e fa una strage. La soluzione sta nella comprensione del senso delle conversazioni altrui? Fatevi sotto, io preferisco rimanere ignaro. Oggi ho assistito alla stesura di una lista delle linee che portano in periferia dove “c’è più figa”, ovviamente non sono qui a svelarvi i primi tre posti per rovinarmi la piazza, anche se quella che percorro quotidianamente è destinata alla serie cadetta. Provate a cercare su Google. D’altronde l’informatica è la massima applicazione del qualcuno o qualcosa che fa le cose per te, una distorsione dell’operatività a cui siamo abituati dall’ambiente di lavoro. A casa invece è diverso perché se non ci pensi tu non ci pensa nessuno, ed è difficile immaginarsi come la gente trascorra quelle esigue finestre di tempo tra un turno nello stabilimento e quello successivo. Magari hai a casa i genitori anziani e malati, o hai un animale domestico pazzo che però non ti va di abbandonare o sei solo con i tuoi siti porno preferiti sulla barra di Chrome. O invece ti va alla grande, eri ricco di famiglia e hai una cascina ristrutturata con l’orto e qualcuno di quei figli che a scuola poi le maestre se li ricordano nei cicli successivi, ti chiedono i suoi quaderni come base per le attività in classe e ti dicono persino di non avere più incontrato nessuno come loro. Nel dubbio ho finalmente individuato una forma di business che fa per me. Ho chiesto a Volskwagen Italia di sponsorizzarmi con un California T6 blu o al massimo color bronzo, equipaggiato di tutto punto con cucina e porta-bici, e io in cambio girerei l’Europa a dimostrare che le emissioni sono in regola e scriverei su questo blog il diario di viaggio insieme alla misurazione dei valori. Un tentativo intelligente, non vi pare? Io sto dalla loro parte e questo non è un bieco esperimento di captatio benevolentiae. Come dice il Vangelo, “perché guardi il software truccato del tuo fratello tedesco e non ti accorgi del tuo hardware marcio”? (6,42). Ecco, ho cambiato idea, basta che non mi chiedete come la pensavo prima.