Left Wing, “In difesa dell’autonomia del televisivo”: Il tema – che come un fiume carsico volta a volta riaffiora escompare dall’orizzonte del dibattito pubblico – riguarda naturalmente tutte le televisioni generaliste. Ma come è giusto, è da sempre un tormento alla Rai. Per quello che l’azienda è stata nella storia di questo paese. Per il ruolo che ha svolto nell’alfabetizzazione primaria e nell’unificazione della lingua, e per quel che di se stessi e del proprio lavoro le personalità più importanti della cultura italiana hanno affidato negli anni alle sue telecamere. Ma anche più prosaicamente – e a maggior ragione in tempi di spending review – perché è giusto che lo affronti una tv di servizio pubblico, finanziata in parte con i soldi del contribuente.
Lo spazio bianco, “Linus: cinquant’anni dopo”: Arrivato nelle edicole il 1° aprile 1965, Linus è il pesce d’aprile ironico e colto al tempo stesso, giocato da un manipolo di giovani intellettuali all’Italia del boom, un paese in fermento pronto a esplodere nei consumi economici, come in quelli culturali. Gandini & Co sono convinti che in uno di quei consumi popolari considerati minori – i fumetti – si celi un patrimonio culturale ormai così esteso, da poter essere trattato con la stessa dignità critica, rivolta tradizionalmente alla letteratura, alla pittura o alla musica. (via)
Carmilla on line, “Estetiche del potere. Il registro ufficiale tra autoritratto e selfie onanistico dei dominanti”: Se non si analizzano forme, pur celate, di dissenso e di resistenza, l’egemonia dei dominanti pare davvero granitica ed inattaccabile. Il processo di dominazione genera, infatti, tanto una condotta pubblica egemonica, quanto un discorso dietro le quinte che riguarda ciò che, secondo l’autore, non può essere detto, per questioni di opportunità contingente, di fronte al potere. Se è pur vero che spesso governanti e governati collaborano tacitamente ad una rappresentazione falsata sotto forma di verbale pubblico, esso non rappresenta la storia completa; all’analisi dei ruoli interpretati sulla scena pubblica da potenti e subalterni, deve aggiungersi quella relativa ai rispettivi discorsi segreti.
Leonardo, “Qui è tutto un museo – le assemblee le fate a casa vostra”: I poveri turisti giunti a Firenze il 29 giugno dovettero trovare qualche altra attrazione – in città per fortuna non ne mancano. Ai poveracci che già allora non trovavano argomenti più interessanti per criticarlo, Renzi fece presente che il ponte era stato chiuso appena per tre ore (in realtà 16 e mezza); non era nemmeno la prima volta (sì, però nelle altre occasioni si poteva almeno entrare con un biglietto, quella volta no: solo su invito di Montezemolo); che in quel modo aveva recuperato 120.000 euro (eppure Montezemolo per l’occupazione del suolo ne sborsò appena 2.489; altri li versò sotto forma di sponsorizzazioni, ma la cifra di 120.000 appare abbastanza esagerata)
Linkiesta, ““Ke dici?” La lunga storia della K in Italia”: La K è sparita dall’italiano, per poi ricomparire nel linguaggio abbreviato della comunicazione via sms. L’Accademia della Crusca spiega perché.
tonyface, “Le fermate dei bus sovietiche”: In un paese uniforme come l’URSS per qualche strana ragione le pensiline erano una delle poche opzioni a disposizione di un artista per racimolare un po’ di soldi, spesso frutto del desiderio della comunità locale di artisti di creare qualcosa.