quando non c’è più dialogo

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Ho la prova che non siamo stati i soli ad aver sostenuto conversazioni in inglese, talvolta corretto e altre maccheronico ma chi se ne importa, con l’obiettivo di non far capire a nostra figlia di che cosa stavamo parlando. Una tecnica che non conosce uguali ed è per questo che le lingue, comunque, possono tornare utili. Almeno fino a quando poi i bambini crescono, vanno alle medie e imparano l’inglese e a quel punto resta o l’esperanto (che detto tra noi, in confronto ha più diffusione l’alfabeto farfallino) o passare al livello avanzato ma la vedo dura. Il problema è che i figli captano tutto e si fa ancora più serio con un figlio unico. Tra fratelli e sorelle si ride si gioca e si scherza ed è possibile che siano meno propensi a passare il tempo con i genitori. In tre la dinamica non gioca certo a nostro favore, nostro nel senso degli adulti.

Prendete un viaggio in macchina, per esempio. Un qualsiasi viaggio lungo, in cui ci si perde in chiacchiere ma anche in discussioni su temi seri. Se i sedili dietro sono occupati da più ragazzi è facile che sia tutto un susseguirsi di giochi a chi vede più alberi, più animali o più lavavetri, ma anche solo cantare come si faceva quando ero bambino io. “Va pensiero” o “Samarcanda” di Vecchioni e persino “Quel mazzolin di fiori” nella versione classica o in quella con la strofa accelerata (dovrei scrivervi la notazione per farvi capire la differenza ma non ho sottomano un modello per i post con il pentagramma. Hei potrebbe essere un’idea, no? Anziché scrivere parole scrivere note e comunicare così). Se invece siete in tre, come siamo noi, bisogna stare attenti, cercare di limitarsi ad argomenti adatti a un preadolescente (nel mio caso), non dire parolacce se possibile, mentre tutto il resto va omesso e l’omissione comunicata al proprio partner con uno sguardo o una smorfia. Evitate di parlare sottovoce, di mascherare commenti piccanti con i finti colpi di tosse o di approfittare di cuffie e auricolari collegati con il loro smartcoso, perché i ragazzi sono più intelligenti e scaltri di noi.

In casa è molto più facile perché qualche escamotage lo si trova sempre, in auto invece è un casino. Devo dire però che nel mio caso il problema non si pone. Mia moglie e mia figlia quando siamo in viaggio si addormentano quasi subito e sono in grado di dormire per ore. Il ritorno a casa alla fine delle ferie, è andato così. È stato come guidare da solo da Cagliari a Golfo Aranci per 350 km e poi da Livorno a Milano. Ogni tanto mi voltavo a vedere se ci fossero margini di risveglio ma niente, ed è a quel punto che mi sono posto la domanda che potete immaginare e vi prego non è il caso che, nei commenti, sottolineiate il fatto che sono uno noioso e che anche voi, piuttosto che leggere, fate finta di dormire.

5 pensieri su “quando non c’è più dialogo

  1. Noi abbiamo parlato a vole in dialetto, ma nemmeno noi padroneggiamo bene la lingua e ora mio padre sta facendo un corso di dialetto alla piccola e quindi è inutile. A volte vorrei che si addormentasse in macchina, ma non c’è verso e mi toccano i giochi: contare macchine rosse, indovinare animali…

  2. ah, ma anch’io dormo in macchina e non viaggio con te! 😀 però quando giulio era ancora figlio unico lui sì, dormiva, io solo con un occhio. però nei lunghi viaggi è un vero peccato dormire, è più divertente sentire la radio, guardarsi intorno, mettere i piedi in aria, ci fermiamo alla prossima chè devo fare pipì, ho fame, ho sete, ho fame, ho sete ( questo era giulio da sveglio, ora è come se non esistesse là dietro )

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