C’era un libro che è transitato in casa dalla biblioteca tra gli ennemila che ho letto a mia figlia prima che cominciasse a trascorrere il tempo a dedicarcisi in autonomia che trattava proprio di questo. Di questo cosa, chiederete voi. Leggete tra le righe delle righe sopra. Detta così ho concentrato in un passaggio alcuni concetti che ci tenevo a trasferirvi, ovvero: ho portato spesso mia figlia in biblioteca, ho passato pomeriggi interi a raccontarle storie con i libri al contrario in modo che potesse vedere sia le illustrazioni che abituarsi a riconoscere le lettere e le parole, a mia figlia piace leggere e ha cominciato molto presto. Quindi alla fine quando si tratta di figli anche ai più moderati come me parte l’embolo della competizione e non ce n’è per nessuno, perché la competitività a cui ci induce la prole altro non è che compiacersi di quanto siamo stati bravi a passar loro i geni giusti e poi a instradarli verso le cose che danno più soddisfazioni per cui il merito è tutto nostro. E questo desiderio di redenzione che mi ha improvvisamente colpito, questa voglia di espiare il peccato che sto per raccontare è forse a sua volta una manifestazione di orgoglio paterno, e forse anticipare una fuoriuscita di orgoglio paterno è a sua volta un modo per mettere le mani avanti e dichiarare la consapevolezza delle potenzialità di mia figlia, e forse ammettere è a un livello superiore un modo per comunicare di sentirsi fortunati e se però vado ancora indietro arrivo nell’iperuranio quindi basta e procediamo con i nudi fatti. Secondo voi un padre ex musicista, oggettivamente competente e dagli ottimi gusti in materia che soddisfazione può trarre se la sua amata undicenne gli chiede di mettere i Nirvana? Il mio ego è tracimato fin su Facebook in cui ho raccontato con una battuta l’aneddoto in questione mettendola però su un piano auto-ironico. Ma sapete come sono i genitori. Al mio status “le parole più belle non sono ti amo ma papà metti i Nirvana” si è scatenata una gara tra padri a chi ha il figlio con i gusti più affini a quelli dei genitori, senza contare che avrei preferito se avesse chiesto un disco di David Bowie o dei Cure ma comunque con i Nirvana, considerando la musica di merda che ascolta, è tutto grasso che cola. Bene. Il primo è uscito commentando che sua figlia gli chiede i Kraftwerk (certo virgola certo) mentre l’altro ha tirato in ballo il solito Mozart che i luoghi più comunissimi sulla psicologia infantile vogliono come fondamentale per sviluppare l’intelligenza dei piccoli addirittura sin dalla pancia. Quindi a fare la gara con la mia piccola fan del grunge c’è una che ascolta un quartetto di ingegneri di Dusseldorf ormai in pensione che salgono sul palco con altrettanti laptop, schiacciano play e poi stanno lì davanti a migliaia di persone che hanno pagato fior di quattrini per sentire della musica registrata, e una che alle medie chiede un compositore di musica classica. Io volevo scrivere in calce a questo contest che la dice lunga sulla genitorialità alle nostre latitudini una cosa tipo “devono essere popolarissime a scuola, le vostre figlie”, ma mia moglie non ha voluto.
Ti ho già detto quanto la mia cultura musicale sia sottosviluppata e che l’anno scorso mia figlia ha voluto Raffaella Carrà sulla sua torta di compleanno (amore tutto suo nato dopo averla vista in tv). Ecco, i suoi compagni di classe non hanno fatto una piega, ma i genitori hanno riso parecchio…
temo che Raffaella Carrà sia fuori concorso
non vali niente, mio figlio ce l’ha lungo trenta centimetri!
evita allora di presentarlo a mia figlia
Azz… Lo sospettavo 😉
Sto ridendo molto 😀
santa subito, la moglie! 🙂
mai glorificata abbastanza