Fard Rock, “Fard Rock Classic: “Heroes””: La sua caratteristica più distintiva è quella di essere un album fondamentalmente improvvisato, nato in studio, man mano che le session progredivano. David Bowie si mise al lavoro su “Heroes” poco dopo aver terminato i missaggi di Low e, in questo senso, sono in molti a identificarlo come il suo logico proseguimento.
doppiozero, “La leggerezza e la ferita: Calvino di fronte e di spalle”: A trent’anni di distanza dalla sua scomparsa, possiamo tentare un bilancio, interrogarci sulla tenuta di quell’alternativa rappresentazione, frutto di una siderale presa di distanza; mirare, più da vicino, al disegno nel tappeto. La lettura unilaterale di quest’autore ha finito, da un certo punto in poi, per disinnescare e neutralizzare l’effettiva portata della sua opera: e, forse, non poteva andare diversamente, appellandosi il nostro a un’ideologia così onnicomprensiva nel declinare la sua perplessa critica dell’esistente, tradotta in ossessiva ricerca di metodo e nella speciale devozione per il gioco combinatorio.
Rivista Studio, “Il network come musa”: I social network sono uno dei pochi campi in cui gli scrittori, per il resto lasciati indietro dagli sviluppi tecnologici, sono stati scaraventati all’avanguardia. Oltre che per parlare di eventi privati, spesso sono finiti a usare Facebook e Twitter molto più intensamente della media degli utenti per commentare e diffondere testi propri o altrui, come una specie di estensione del loro campo di attività tradizionale. Il più delle volte ne risulta una patetica orgia di autopromozione. Ogni tanto ci scappa qualcosa di più.
The Post Internazionale, “Quando i Balcani erano punk”: Il governo comunista cercava di contenerlo, ma il movimento punk riuscì a diffondersi anche nell’ex Jugoslavia. Un fotografo sloveno è riuscito a documentarlo