Il giovanilismo ad libitum di chi gravita sin da ragazzo nel mondo nella musica confluito nella fama illusoria da social network è uno dei problemi più urgenti della società contemporanea soprattutto se, come me, siete di mezza età e avete coltivato nella vita relazioni principalmente con questa categoria evergreen dei casi umani. Se già l’onda lunga della personalità a perenne registro adolescenziale si protraeva molto spesso fino a cinquant’anni e rotti, potete immaginare cosa può causare la nuova linfa data da Facebook ai malati di ego che hanno sacrificato tutto il loro tempo a convincersi che nello spettacolo il successo – che è quello che consente di compiere l’upgrade da passione a fonte di reddito per mettere qualcosa sotto i denti – dopotutto non è importante e si può continuare a provarci fino allo sfinimento dei propri congiunti, amici, semplici conoscenti e gente mai vista raccattata online.
So che parlare ai diretti interessati non serve a nulla e si corre il rischio di guastare rapporti che magari sono in piedi da una vita. Così mi rifugio ancora una volta con tutta l’ipocrisia necessaria dietro questo baluardo di anonimato per raccogliere un piccolo elenco di tutti i vantaggi che può ottenere chi, alle soglie dell’andropausa, si crede ancora un animale da rock’n’roll e rompe i maroni pubblicando composizioni a valanga su Facebook, costringendo la propria rete di contatti a bloccare, nascondere, cancellare tag e tutti i sotterfugi del caso per non affogare nell’imbarazzo e nella compassione altrui.
1. Intanto dopo una vita passata ad ascoltare solo voi stessi, smettendo di suonare potreste finalmente dedicarvi al prossimo. In giro ci sono un sacco di gruppi ottimi e di musica di qualità sicuramente meglio della vostra, considerando che siete ancora lì rintanati in quella patina di oblio spacciata (a voi stessi) come undergound
2. Diceva un mio sassofonista che la musica, da un punto di vista dei costi che richiede, è un hobby secondo solo alla Formula 1. Smettete di suonare, vendete i vostri strumenti e vedrete decuplicare i vostri risparmi nell’immediato e nel lungo periodo.
3. Ampli e casse spaccano la schiena e non siete più i robusti virgulti dei tempi dell’okkupazione, occhio quindi quando vi esibite, anche se è vero che oggi è tutto diverso e la strumentazione – batteria a parte – è decisamente più light.
4. Smettendo di comporre parole per la musica, poi, guadagnereste in credibilità. Come pensate di affrontare i temi che erano i vostri cavalli di battaglia oggi che fisicamente lasciate a desiderare, non potete garantire più certe prestazioni come allora, le muse che riempivano le vostre liriche non sono messe certo meglio, la rivoluzione non si fa più, il nichilismo è un comportamento di massa e non più una nicchia per gli alternativi, cani e porci hanno la cresta e voi a capelli siete messi che è meglio non parlarne?
5. Astenendovi in tempo eviterete di appellativi come “vecchia gloria”, “dinosauro” e tutti gli altri epiteti che vi relegano in un tempo che non tornerà più, mentre l’oggi con tutte le sue complessità vi fa sembrare solo patetici
6. La linea che contraddistingue la vita di una rockstar la conosciamo tutti: ci si atteggia da maledetti e da distruttori del sé e del prossimo fino a cinquant’anni, poi alle prime canizie ci si scopre vulnerabili e si vira sull’unplugged, sullo zen e persino alla vocazione religiosa. Ma dieci anni più tardi ci si accorge che non è cambiato nulla e così ci si prodiga a dare gli ultimi colpi di cattiveria con risultati quasi sempre imbarazzanti. Ecco, smettendo di suonare in tempo è possibile evitare anche un decorso di questo tipo.
7. Il mio amico Fabrizio, per esempio, ha capito che era giunto il tempo di smettere mentre suonava l’assolo di chitarra di “Ordinary World” dei Duran Duran davanti a una manciata di alcolizzati di provincia, in un bar dall’atmosfera dozzinale, accompagnato da un computer portatile che riproduceva una base con suoni orribili e per di più vestito con abiti attillati malgrado l’età. Se seguite il mio consiglio potrete evitarvi folgorazioni sul palco di questo tipo che lasciano un segno indelebile e aumentano i rischi di depressione senile.
8. Ci sono poi passatempi molto più adatti alla vostra età che non generano le aspettative e le velleità che la musica comporta. Fare pezzi nuovi, divulgare in ogni modo e su ogni canale quelli pronti, cercare serate, accettare condizioni vergognose, sopportare i finti apprezzamenti sulla vostra arte di chi vi vuole bene. Provate con qualche attività fisica, il modellismo, i viaggi, la lettura, trascorrete più tempo all’aria aperta.
9. Per chi suona e non è un nativo digitale, Internet e social media sono una trappola perché trasmettono un senso di invulnerabilità emotiva senza confronti. Per chi viene dalle cassette registrate a cazzo in cantina, dalla difficoltà di reperire contatti, dalla fatica di farsi ascoltare, la rete sembra la risposta a tutti i problemi. Mi spiace deludervi ma proprio perché in rete ci sono cani e porci, gli stessi cani e porci della vita reale, nessuno vi caga di striscio nemmeno lì.
10. Perché non ammettete di aver fatto il vostro tempo? Già i futuri adulti sono quelli che saranno costretti a pagarvi una pensione che, pensando a quello che avete portato di valido nel mondo con la vostra musica, non meritate affatto. Quindi lasciategli spazio, cancellate i vostri mp3, risparmiateci le vostre lamentele canore sulla vita che passa e la morte che si avvicina, e se proprio vi fa piacere provate a fare i nonni rock, dando consigli e suggerimenti a proposito. Anche se, detto tra noi, se vi siete ridotti così è meglio che le nuove leve facciano di testa propria. Anzi, che facciano proprio altro.
No, dai, dimmi che la faccenda del tuo amico Fabrizio è una splendida invenzione letteraria… uh.