C’è una bellissima pagina Facebook ricca di volti e di storie di newyorkesi che si chiama appunto “Humans of New York” e il fatto che sia bellissima è testimoniato dalle 14.829.866 persone (in data di ieri) che hanno messo il like. Di che cosa ci si possa trovare di così bello nella gente resta un mistero, anche se il like a quella pagina l’ho messo anch’io, senza nulla togliere all’umanità di New York che, nelle storie pubblicate, risulta sempre comunque ricca di interesse. Dico così perché invece da queste parti le persone in questo periodo storico sono messe veramente male, e non ne faccio solo una questione di povertà economica. C’è gente che pensa che nel resto mondo non stia accadendo nulla solo perché nessuno fa i live tweeting di esperienze personali come le traversate del mediterraneo sui barconi, tanto per fare un esempio e banalizzare il problema, ci stiamo convincendo che la vita è una finzione e Internet è la realtà. Ecco, su questi presupposti io non vi fotograferei mai, e mi metto tra le vostre fila anche se per questioni di concordanze grammaticali sembra che io sia io e voi siate voi, dicevo che io non vi fotograferei mai né scriverei due righe sulla vostra vita perché siete la peggio feccia della storia, almeno dalla seconda guerra mondiale in poi.
La seguo anche io, la pagina Humans of New York, e credo che la sua forza sia proprio nel saper trovare il bello, l’interessante o il riconoscibile nonostante da queste parti le persone siano messe male. E poi, credo anche stuzzichi quel lato pettegolo, per non dire voyeur, nascosto, chi più chi meno, in ognuno di noi. Soprattutto a queste latitudini.
Ormai io non ti dico “mi piace”: se non ti dispiace, ti dico semplicemente “grazie”.
Grazie.
no, se permetti grazie te lo dico io. A te.