Dev’essere a causa dell’ancestrale bisogno di soprannaturale che abbiamo che a volte chiediamo alla tecnologia i miracoli. Il problema è che ultimamente con il silicio si sono dati da fare abbastanza e, tutto sommato, passi in avanti come negli ultimi vent’anni non si erano mai visti, almeno a memoria d’uomo. Questo non dovrebbe però spingervi alla falsa credenza che basta un qualcosa di acceso con un display e un’interfaccia user-friendly per fare qualunque cosa, perché potreste rimanere davvero delusi. C’è una sostanziosa fetta di persone che ha delle aspettative sovradimesionate rispetto a ciò che smartcosi o gadget di qualunque tipo consentono davvero. Il motivo potete immaginarlo e non è nemmeno il caso di ricordarlo qui. Basta guardarsi un po’ intorno per assistere a momenti meritevoli di approfondimento per trovare dove si trova nella nostra psiche il punto da cui si innesca la visione distorta del digitale di fascia consumer. La connettività wireless o gsm che va e viene è un buon esempio di tutto questo. Paghi un servizio e dovrebbe essere tale, almeno questo succede con le commodity tradizionali come acqua, gas ed elettricità, anche se a dirla tutta quest’estate con tutti i condizionatori a palla e l’Expo a qualche km da noi i black-out di quartiere sono stati all’ordine del giorno. Con la connettività succede la stessa cosa per i motivi più svariati: sei in un punto in cui il telefono non prende o un’avaria di corrente ha causato il KO di una centralina e così proprio nel momento in cui avvii Chrome per cercare chi fosse l’attore protagonista de “Il giorno della civetta” perché ti confondi con Gian Maria Volontè resti a bocca asciutta perché la rete è morta. Ho sentito gente lamentarsi per via della pessima visualizzazione del display dello smartphone sotto il sole a a mezzogiorno. Ma come, con il progresso dell’IT non riesco a vedere se il selfie che ho scattato sulla spiaggia è venuto bene o no? Poi quelli che non sanno fare bene le ricerche e pretendono che sia Google a forzare sull’opzione ti senti fortunato. Quante volte io stesso, precipitandomi sul laptop per scrivere cose come queste, all’avvio di Windows 8 (ora 10) ho dovuto aspettare quei dieci/quindici minuti prima che si scaricassero e si installassero gli ennemila aggiornamenti del sistema operativo. A chi non piacerebbe avere la tecnologia a un livello tale che, alla pressione del pulsante on, tutto funziona al massimo? Ma non è così: siamo noi che dobbiamo adattarci all’evoluzione delle cose e sfruttare la tecnologia al massimo per arrivare il più vicino possibile alle nostre esigenze. Quando non sarà più così probabilmente i robot prenderanno il sopravvento come quel film con Yul Brynner. Ah, a proposito: “Il giorno della civetta” invece era con Franco Nero.
Passa ad Apple. Gli aggiornamenti li fai quando decidi tu e il processo di avvio dura pochi secondi, se prendi un MacBook con disco SSD… 😉 Ah e last but not least, il mio iMac acquistato nel 2008 fa ancora il suo porco lavoro egregiamente, è vero che costano il doppio, ma durano anche il doppio! 😉
il mac è stato il mio primo computer, Power PC 4400 acquistato nel 96 o giù di lì e pagato tantissimo, tanto che ho deciso che sarebbe stato l’ultimo
Ahahahahahahahah ho appena preso un MacBook Pro top di gamma… 🙂