Strade, “La mulattiera a 5 stelle: anche l’onestà può fare danni”: La Regione e l’Anas — nel frattempo immobili — hanno criticato l’operazione: la strada non ha i permessi né li avrà. Dunque, probabilmente, significa che il privato percorre la strada sotto la propria responsabilità. Per meglio capire, ieri sera ho deciso di percorrere la Regia Trazzera, ribattezzata Via dell’Onestà o Trazzera a Cinque Stelle. Questo è il risultato del mio test drive amatoriale.
L’Espresso, “Nazifascismo, le stragi impunite e i fascicoli archiviati dell’armadio della vergogna”: In uno studio di prossima pubblicazione la studiosa Isabella Insolvibile mostra come molti eccidi In Italia e all’estero, rivelati dal giornalista dell’Espresso Franco Giustolisi, non siano stati oggetto di alcuna indagine. I casi furono archiviati per non danneggiare le relazioni italo-tedesche. E aspettano ancora giustizia
Venerato Maestro Oppure, “Algiers – Algiers (Matador)”: roba inaudita e ditemi voi, senza finire in un ambito di avanguardie peraltro quasi sempre solo presunte, da quanto non vi capita di mettere orecchio a un disco nuovo e, pur riconoscendo questa e quella influenza, pensare di non averne mai sentito in precedenza uno che suonasse proprio così.
Capitano mio Capitano, “Bivacco”: Faccio un giro tra i pascoli alti mentre tu sei giù al lago a pescare. Chissà che cosa mi attira tanto in queste vecchie baite diroccate. Sembrano tane, più che case: come il buco che trovo scavato sotto un grande masso, chiuso da muretti di pietra, tanto profondo che quasi ci sto in piedi quando entro a ripararmi dalla pioggia. Mentre fuori si sfoga il temporale mi viene in mente che potrei anche restare qui, e nessuno più mi troverebbe. Chi mai verrà a cercare in un pendio scosceso, fuori da ogni sentiero, un uomo seppellito sotto un sasso?
doppiozero, “Berlino Ovest: una città da dimenticare?”: per molti anni si è parlato poco e quasi sempre male di Berlino Ovest: fino al 2014, anno in cui si è celebrato il venticinquesimo anniversario della caduta del muro ci sono stati in effetti pochi momenti celebrativi, ma forse bisognerebbe dire commemorativi, di Berlino Ovest. Da una parte proprio perché Berlino Ovest era una città supplente, quindi predestinata a eclissarsi in quanto città-stato: una città con uno statuto ‘a richiesta’, come è stata definita, sulle cui macerie non si poteva piangere troppo. E, dall’altra, perché Berlino Ovest era stata produttrice, almeno a partire dagli anni Sessanta, soprattutto di subculture ‘antagoniste’ o semplicemente ‘estranee’, in cui certo non poteva rispecchiarsi una identità nazionale.