Tutti i libri di geografia, a partire dalla scuola primaria, insistono sul fatto che l’area metropolitana di Milano sia una delle più densamente popolate in Europa. Si ha questa percezione girando in centro anche al netto dei turisti, tradizionali o per l’Expo, e fin qui ci siamo. Poi ti sposti nei paesi dell’hinterland come quello in cui abito io e trovi il deserto. Certo, conta il fatto che fa un caldo boia e in strada non si vede anima viva. Ieri sera stavo innaffiando le piante dei miei amici che vivono al quinto piano e che, dal terrazzo, dominano il paesello e insomma, guardando sotto sembrava uno di quei film con gli unici sopravvissuti a un cataclisma che sperano sgomenti di incontrare qualcuno del sesso giusto con cui ripopolare la specie umana. Solo qualche macchina che rallentava prima della rotonda per poi filare via accelerando, chi si ferma è perduto. La rotonda l’hanno messa proprio perché, anni fa, un automobilista non si è fermato e ha tirato dentro un signore che viveva qui vicino e che ha perduto tutto, vita compresa.
Si fa presto comunque ad avere la stessa percezione muovendosi per la zona. Se ti capita di dover chiedere informazioni a qualcuno stai fresco, anche se ci sono 38 gradi. Sono stato al centro commerciale, che con la sua aria condizionata è una delle mete preferite degli anziani che seguono alla lettera i consigli di Studio Aperto, e in effetti c’era un po’ di movimento ma è una prova che non fa testo perché raccoglie gente da ogni dove. Dove sono, quindi, tutti quanti? Restano in casa per non rischiare i colpi di sole? Sono già tutti in vacanza? Avevo un amico, ai tempi delle superiori, che lamentava il fatto che in estate tutti vanno via e questo nuoce un po’ ai rapporti di amicizia. Questo perché, abitando in un posto già di per sé turistico – sto parlando della località ligure in cui sono nato e cresciuto – in teoria uno non dovrebbe sentire la necessità di spostarsi per staccare dalla routine, corretto? Così ho pensato a una scenetta che potrebbe surclassare ampiamente quella della Merkel che fa piangere la ragazzina palestinese, in quanto a tristezza. Una bambina di origini sudamericane che abita in un quartiere popolare della periferia di Milano, i cui genitori non possono permettersi di andare in ferie, probabilmente non hanno nemmeno un lavoro fisso. C’è un cortile dove in condizioni normali si riuniscono tutti i bambini del quartiere per giocare insieme, ma a luglio sono tutti via. Così, malgrado il caldo, lei piuttosto che stare in casa scende giù e gioca da sola con le altalene e gli scivoli. Solo che non c’è nessuno che va lì a darle una di quelle fredde carezze dettate dall’economia.
Vero e amaro, scritto come sempre in maniera perfetta.
Qui il paese è un po’ più vivo, complice soprattutto il bar arci che in estate raduna pensionati sotto gli alberi, ma sulle altalene spesso trovi molti figli di migranti e chi, come noi, fa le ferie a giugno
ciao Miss, sono stato a Genova lo scorso weekend e sono convinto che lì sia più difficile sentirsi soli
qui è la desolazione più totale, che con la mia vena da depresso cronico si sposa benissimo
Mai pensato di tornare a Genova (domanda retorica)
mai
Forse hai ragione, Plus, l’ho pensato anch’io.
sembra che si facciano le stesse considerazioni, con il caldo. tristi, non c’è che dire…
è il caldo che favorisce il brodo di amarezza