articolando, ” L’arte è la medicina per l’anima: ecco gli studi di Alain de Botton”: L’arte non è da sottovalutare. Anzi, può aiutare ad affrontare qualsiasi dilemma cercando di spronarci a superarlo e ad accettarlo. Una piccola dose di placebo per risollevarsi dall’angoscia, dalla rabbia, dal mal de vivre, dal dubbio o dal cuore spezzato.
Left Wing, “Tortura italiana”: La parola “tortura” deve risuonare come un termine esotico, che rimanda a democrazie incompiute e luoghi remoti dalla società italiana contemporanea: stanze di pietra tra le montagne del Pakistan; camere di sicurezza in un palazzo mediorientale; mefitiche caserme diroccate nel centro dell’Africa. Un concetto vago, la cui assenza dal nostro immaginario quotidiano consente di rivendicare la nostra superiorità – giuridica, sociale, culturale – esercitando una forma di osservazione etologica, un birdwatching delle violazioni dei diritti umani perpetrate tra i rami di qualche paese dal nome impronunciabile, come se non ci riguardasse.
Andrea Beggi, “Di piedi e di ali”: Per trovare la scarpa adatta ci vogliono tempo, buoni consigli, prove, errori e fortuna. Quando pensi di averla trovata vorresti sempre che fosse nuova, efficiente, pulita e comoda come il primo giorno, e invece con rammarico ti accorgi che giorno dopo giorno, uscita dopo uscita, le tue scarpe invecchiano e deperiscono come se assorbissero tutte le sofferenze che ti hanno risparmiato durante l’arco della loro esistenza. Quando hanno terminato la loro carriera a volte le ricicli per passeggiare o per lavorare in giardino o semplicemente le butti perché ne hai già troppe e sono davvero malridotte.
Rivista Studio, “L’Amazon Prime Day sembrava una lotteria dell’oratorio”: Non è andata esattamente così: i prodotti scontati del Prime Day erano pochi e, beh, poco interessanti. A volte gli sconti non erano esattamente “irresistibili”. Sui vari social non pochi utenti hanno espresso la loro delusione. Queste sono un po’ di reazioni. (Ah: con il Kindle, stranamente, è andato tutto a gonfie vele).
Wu Ming, “«We Are Strong if You Are Here»: un mese di presidio a #Ventimiglia”: Questo post era inizialmente pensato per “bucare” l’informazione: dopo la massiccia presenza di mass media a documentare la situazione, nessuno si era più interessato a quanto stava avvenendo a Ventimiglia. Tuttavia, a un mese dall’inizio dal blocco della frontiera francese, i media sono tornati e gli articoli hanno cominciato a riapparire. Non c’è più quindi uno schermo da bucare, ma al più una controstoria da ricostruire, anche se non è facile: per quanto chi scrive possa impegnarsi, il colore della sua pelle rimane inesorabilmente bianco. Raccontare una controstoria può quindi valere fino a un certo punto anche se ci si proverà fino in fondo. Tuttavia, se un articolo ha senso, in questo momento, in questo blog, è soprattutto perché si possa riflettere sul “che fare” in una situazione che è del tutto fluida e in continua evoluzione.