Rockit, “Che cos’è la musica? Rispondono John Cage, Karlheinz Stockhausen e tanti altri”: Questa è la domanda che nella prima puntata di “C’è Musica & Musica”, programma andato in onda per la prima volta nel febbraio 1972, Luciano Berio rivolge a vari compositori e musicisti tra i quali John Cage, Karlheinz Stockhausen, Giancarlo Menotti, Cornelius Cardew, Bruno Maderna, John Taverner, Yannis Xenakis, David Bedford, Krzysztof Penderecki e tanti altri.
dodicirighe, “Crema solare”: Tu avevi il costume intonato al mio. Le ferite sotto l’ombelico e nelle gambe tradivano la tua età, in cui io supponevo fossi capace di rimuovere i peli superflui. Ma non te ne curavi affatto, e a mare eri comunque la più bella di tutte le depilate e disastrate.
L’undici, “In morte di Astianatte: la tragica fine di un bambino”: Se pensiamo alla guerra di Troia, con tutte le sue incertezze in bilico fra storia e leggenda, vi è un episodio che più di altri ha toccato la nostra sensibilità: la morte del piccolo Astianatte. Certo, siamo in un’epoca in cui la violenza è all’ordine del giorno, dove ci si uccide di continuo fra familiari e la vita di un essere umano vale meno di niente, ma la morte di un bambino colpisce sempre in modo particolare. Nella mitologia greca la sanguinosa guerra fra gli Achei e la potente città di Troia avvenne attorno al 1250 o al 1194 a.C., in quella che è l’odierna Turchia. Gli eventi del conflitto sono narrati principalmente dal poemi epici Iliade e Odissea di Omero, composti attorno al IX secolo a.C.
Rivista Studio, “¡Hasta siempre Plutone!”: Finalmente, una sonda raggiungerà Plutone. Come un corpo celeste, escluso dalla lista dei pianeti, è diventato una star e un meme.
minima&moralia, “Storia collettiva e storia individuale. “Gli anni” di Annie Ernaux”: Quello che Annie Ernaux tenta in Gli anni (romanzo uscito in Francia nel 2008 e tradotto, dopo il meraviglioso Il posto dello scorso anno, sempre da L’Orma Editore e sempre in maniera molto accurata e precisa da Lorenzo Flabbi) è di indagare come il tempo vissuto si trasformi nel tempo della nostra vita e lo fa scrivendo un romanzo autobiografico che intreccia la sua storia personale con quella collettiva, disegnando un affresco che si impone come cronaca del nostro mondo.
La McMusa, “Cassandra al matrimonio, e io dove?”: Ci dev’essere qualcuno che domina e colma con la propria presenza stilistica il vuoto che si è scelto di esplorare. Paul Auster, quando scrive dell’uomo e dei suoi vuoti più svuotati, fa proprio così. Lo fa anche Michael Cunningham, per esempio, o Joan Didion. Dorothy Baker, invece, l’autrice che nel 1962 scrisse e pubblicò Cassandra al matrimonio, secondo me non lo fa, secondo me non è piena. Lei, io credo, è spugnosa.
quadernino, “I 20 anni che non sconvolsero nulla”: Anche Romano Prodi, che dei tre è certamente il più critico con l’Italia di oggi e con il Pd di Renzi, è capace di spiazzare il lettore. Non tanto quando mostra di condividere un’opinione che a Renzi è costata infinite polemiche – pura coincidenza, il libro era già uscito – a proposito del fatto che “un sindacato unico sarebbe più forte e più responsabilizzato: un grande guadagno per il paese”; quanto piuttosto, su un terreno ben più difficile, quando parla dei metodi utilizzati dai pm di Mani Pulite nel ’92-93, che “pur inserendosi in una doverosa e lungamente attesa campagna di pulizia, segnarono l’inizio della stagione di un populismo senza freni”.
doppiozero, “Una scuola per tornare in montagna”: Nuovi insediati, secondo la dizione dei tecnici, o Ritorni ai luoghi dei margini, il Ritorno non è – meglio precisarlo – un movimento all’indietro. Presuppone, anzi, in montagna, in campagna o nelle cascine di periferia dove lo si sperimenta, nuovi saperi e insieme nuove consapevolezze di ordine culturale: un’idea diversa di cittadinanza, di politica del territorio che oltrepassi la mera soglia della polis (esportando al di fuori di sé i suoi antichi modelli), che sappia ricucire la geografia informe dell’Italia, stretta come è fra i troppo vuoti delle montagne e degli interni e i troppo pieni delle città e delle coste, che superi la vecchia polarità tra margini e centro nel tentativo, questa è la missione che ci siamo dati come Rete, di portare i margini al centro e il centro ai margini.
Federico Guglielmi, “Blondie”: Non era già più una ragazzina, Debbie, avendo già passato i trenta, e in fondo non vantava – osservata oggi, con gli occhi dell’età adulta – quell’avvenenza così mozzafiato da giustificare il ruolo di sex-symbol attribuitole da stampa e pubblico. Però era la frontwoman dei Blondie, uno dei pochissimi gruppi non punk idolatrati dai kids del ‘77; una band della quale si sono innamorati in tanti, vuoi per l’immagine comunque trasgressiva. vuoi perla forza di canzoni irresistibili nella loro coinvolgente vena (power) pop.