Frizzifrizzi, “Tesori d’archivio: 20 cartoline disegnate da studenti e insegnanti del Bauhaus nel 1923”: Recentemente acquisita dal MoMA di New York, questa piccola raccolta di 20 cartoline è stata realizzata da insegnanti e studenti del celeberrimo Bauhaus in occasione della grande mostra (la prima di questo livello organizzata dalla scuola fondata da Walter Gropius nel 1919) che nel 1923 fece conoscere al mondo intero il valore, lo stile, la forza del progetto-Bauhaus.
Il Post, “Cambiare la foto profilo su Facebook serve davvero a qualcosa?”: «Quando le persone cercano di cambiare comportamento, solitamente si concentrano sul dire alle persone cosa dovrebbero fare», spiegava nel 2013 la psicologa sociale Melanie Tannenbaum. «Spesso invece sottovalutiamo la forza con cui rispondiamo a quello che fanno le altre persone». Il modo migliore per convincere le persone a fare qualcosa è farlo noi stessi, insomma.
Linkiesta, “La rinascita della Torre Arcobaleno, il simbolo che Milano non conosce”: Nel 1964 fu effettivamente creata come torre piezometrica, una grande cisterna che pescava l’acqua da un fondo e la destinava alle locomotive della Stazione Garibaldi. Quando gli ultimi treni a vapore furono rottamati, nel ’73, rimase attiva per una decina d’anni con il ruolo di portare acqua ai vari servizi della stazione. Poi più nulla, fino a Italia ’90. In occasione dei Mondiali di calcio ci fu una prima rigenerazione: la facciata di cemento fu rivestita da 100mila piastrelle colorate.
Phastidio, “Il nume della cosa”: Il movimento, guidato da un ex comico e da un imprenditore affascinato da visioni futuristiche di una società ultrapartecipata ed ultraconsapevole, un Demos insufflato di Consapevolezza acquisita dalla navigazione in Rete, giunse in tempi relativamente rapidi a conquistare una importante quota di consenso elettorale, sia a livello nazionale che locale. Anche se in quest’ultimo caso, spesso gli eletti divenuti sindaci dovevano misurarsi contro le Forze del Male della Realtà, uscendone spesso ammaccati e con macchie più o meno indelebili di cospirazione con la realtà medesima.
The New Yorker, “How Video Games Changed Popular Music”: In the late seventies, millions of young people flocked to arcades for all the flashing colors and fantastical worlds, for unprecedented feelings of authorship and control. To skeptics, however, arcades could be deeply annoying places, in part because of their noise and hectoring sounds, which served little purpose beyond “hailing” passersby. But Koji Kondo, a Japanese fan of progressive rock and jazz exploring his post-collegiate plans, heard something different. He went to arcades because he liked the way they sounded. He heard the music of the future.