Cartaresistente, “Fascette per tutti i gusti”: La fascetta del libro è un piccolo strumento di vendita che negli ultimi anni ha avuto un uso talmente frequente tanto che la presenza costante contraddice un po’ il tentativo di distinguere il libro e di comunicarne la straordinarietà (son tutti best seller e capolavori).
Distanti saluti, “Io non voglio far parte di questa umanità”: Ieri un parlamentare del PD, persona che in passato ha detto cose giuste e cose sbagliate, ha scritto questo: ++ USCITO ORA DA CENTRO PROFUGHI #Tiburtina SITUAZIONE DISUMANA. APPELLO A TUTTI I ROMANI. SERVONO CIBO E LATTE PER 110 BAMBINI. — Khalid Chaouki (@KhalidChaouki3) June 12, 2015. Le risposte a questo tweet sono state di questo tenore.
eudemonico, “Per scrivere devi avere un coltello”: Può darsi che il tennis sia usato spesso come metafora perché i giocatori di tennis si trovano completamente da soli a dover affrontare numerose variabili: l’avversario, le regole, l’arbitro, il pubblico, il terreno, la luce, le palline e devono comunque attraversare tutte quelle difficoltà per riuscire a vincere. La cosa principale di una vittoria è che non hai perso. Vincere è non morire.
minima&moralia, “Come si racconta una storia: l’incipit secondo Jhumpa Lahiri”: Nei suoi romanzi, editi da Guanda, fin dalle prime pagine compare il cuore della storia che verrà. Nell’Omonimo assistiamo al parto e al dilemma intorno al nome del neonato, che poi è un dilemma fra culture, quella indiana e quella americana, tra modi diversi di definire l’identità. Nella Moglie vediamo due fratelli ancora bambini, Subhash e Udayan, davanti al golf club di Calcutta, luogo simbolo delle differenze tra il mondo indiano e quello occidentale, luogo che tornerà tragicamente dopo, quando Udayan ormai adulto verrà ucciso dalla polizia per aver progettato un attentato proprio lí. Sono incipit potenti, molto evocativi, che prefigurano il resto.