Considerando che oggi non sei venuta senza nemmeno avvisarmi un po’ ci godo che ti sei persa la scena. Ma stai tranquilla, il mio orgoglio dura nemmeno il tempo della prima fermata del treno locale che ci porta ogni giorno in città a frequentare lezioni per il nostro comune corso di studi accademici. E considerando che a metà anni ottanta della telefonia mobile non c’è nessun sentore nell’aria, posso anche capire la situazione. Hai le tue cose o ti sei svegliata con il mal di testa e chiamare qualcuno alle sei e tre quarti del mattino non sta bene. Non è così urgente. E ancora considerando che i posti su quel tipo di convogli sono da quattro, l’averti vicina o di fronte avrebbe impedito l’avverarsi della combinazione, il caso limite che solo qualche settimana fa abbiamo decretato come la sintesi del genere umano del nostro tempo, almeno di quella porzione che siamo abituati a frequentare. Quindi c’era l’assessore ai lavori pubblici che teneva aperta la copia del quotidiano locale con la sua foto in prima pagina, e chissà in quanti l’hanno notato oltre a me. Era seduto di fronte e con il giornale spalancato occupava anche buona parte dello spazio che il mio abbonamento mensile (per gli studenti del 1986 ha davvero un costo ridicolo, a posteriori di certe inefficienze del trasporto pubblico è facile trovare le radici) mi concede di diritto. Stava sicuramente leggendo la sua intervista strabordando con il gomito sul sedile al suo fianco, che era occupato da quello che chiamiamo Bela Lugosi, anche oggi tutto vestito in nero. Bela ha trascorso il fine settimana in quella cantina puzzolente dove c’è lo studio di registrazione e stamattina, per la prima volta, ha potuto affrontare il viaggio in città ascoltando con il walkmen la demo del suo gruppo che, al giro di boa del decennio successivo, avrà un effimero successo da una botta e via. Di fronte a Bela, quindi seduto accanto a me, quello che chiamiamo Rufus leggeva una copia del suo libro che, anche se pubblicato da un editore del posto, è pur sempre un libro stampato, rilegato e distribuito nelle librerie. Questo non toglie la stranezza di un autore che, dopo aver scritto e controllato chissà quante volte la sua opera, ha ancora la speranza di trovare passaggi in grado di emozionarlo. Tutto questo per dire ti sei persa l’umanità concentrata su se stessa che dev’essere la risposta a quell’autocommiserazione che ci facciamo ogni giorno e cioè che, secondo noi, a me e te non ci regala mai niente nessuno. Niente di più dell’ordinario. Ma forse perché non amiamo abbastanza noi stessi come fanno l’assessore, Bela il cantante e Rufus lo scrittore? Per questo poi vedrai che non ci sposeremo ma nemmeno ci concederemo un’effusione entry level, meglio portare verso altre polarità opposte i segni negativi con cui, a detta nostra, sono marchiate le etichette dei nostri vestiti di seconda mano.