Il clic di troppo è quel gesto impulsivo o involontario o perché non sappiamo usare bene i dispositivi che su certi socialcosi, dove non c’è il diritto di modifica o di recesso da un consenso di qualunque natura, ci fa fare una figura di merda. Ci sono numerosi altri frangenti in cui metti una firma o ti registrano un sì detto di troppo e poi son fatti tuoi e in generale la vita è piena di queste strade a scorrimento veloce in cui nessuno ha mai pensato uno svincolo per le inversioni di marcia. Come quella volta che da Forlanini non so che ingresso della tangenziale est ho cannato per trovarmi in piena notte sulla BreBeMi da cui è noto che non ci siano uscite fino a destinazione e se la imbocchi puoi chiamare tranquillamente casa avvisando che non rientri per cena. Al contrario, considerando che non siamo delle bestie, ci ricordiamo senza rimpianti e nel modo più lucido il momento in cui abbiamo percepito quel radioso senso di irrimediabilità a seguito di cui di lì a qualche mese saremmo diventati genitori.
Non so se sono le lineette sul bastoncino del test di gravidanza o la vostra compagna che lievita o la creatura aliena nella pancia che si muove di vita propria o l’ecografia con quel battito velocissimo che poi finisce per andare perfettamente a tempo con il vostro o il parto stesso o le impiegate dell’anagrafe che aggiungono il nome che avete scelto o, anzi, il momento in cui entrati in casa con ‘sto fagottino nelle braccia vi siete guardati intorno e vi siete chiesti “OK GOOGLE E ADESSO COSA DEVO FARE?”.
Poi succede che i bimbi diventano addirittura più alti dei genitori, solitamente della mamma perché sfido mia figlia a superare il mio uno e ottantasei, finiscono anche la prima media, iniziano a interessarsi al sesso e ad altre questioni di cui non si libereranno mai più e malgrado siano finiti gli anni in cui tutto sommato crescerli era solo una questione di allevamento, se vi fermate a riflettere – io lo faccio più di una volta al giorno – sul perché vi siete imbarcati in questa avventura senza ritorno non vi stupirete di essere sempre lì in prima linea pronti a supportare e sopportare, aiutare, accompagnare, guidare, correggere, pazientare e spazientirvi, cucinare lavare stirare ma anche consigliare, raccogliere opinioni e persino chiedere consigli, il punto di vista di un ragazzino può essere la risposta meno banale con cui risolvere un problema.
La decisione se farli o non farli non è facile, a volte è un non-decisione ma un dato di fatto, a volte ci si impegna tanto ma i figli per qualche ragione non arrivano, altre è una cosa che si deve fare perché la fanno tutti e si va avanti così dai tempi della scoperta del fuoco con quella scusa della specie che si deve perpetuare. Qualunque sia il modo in cui ci siete arrivati ora non vi sognereste mai di farne senza. Intanto perché non si può, secondariamente perché i figli sono una parte di voi che arriverà dove a voi non vi è consentito, e poi ce ne sarà una più piccola nei loro figli, poi una ancora più sottile nei figli dei figli dei figli e così via finché non resterà davvero più nulla forse un soffio di qualcosa, più ragionevolmente dei detriti da qualche parte, ma che importa. Di tutto sto futuro non sappiamo che farcene, chissà quali diavolerie ci saranno e altro, davvero, che clic di troppo perché non le sapremo usare e per me, in quanto a figure di merda, sono a posto grazie.
I figli sono una parte di voi che arriverà dove a voi non vi è consentito… c’è già tutto in questa frase, Plus.
Che bello ‘sto post.
P.s. Unmetroeottantasei!
senza tacchi
Io con i tacchi ti arriverei comunque a malapena alla spalla
Chissà se mai arriverà il momento anche per me 😀
Futuri possibili…
datti da fare 😉