Quindi avrete capito anche voi che Stefano passa il tempo con me perché altrimenti starebbe da solo, lo si evince da come me lo fa pesare. Qualsiasi cosa che dico è una cazzata, il posto fa schifo e mi si impregnano i vestiti di puzza di cucina, cambia canzone che questa mi fa cagare, insomma quelle cose lì. Mi ha appena ripreso perché mi sono trovato con le mani incrociate sul volante dopo la curva, dice che è un errore di quelli per cui ti bocciano immediatamente alla scuola guida. In genere non è un problema che sfoghi su di me il fatto che non ha amici.
Mentre guido e continua a rimproverarmi lo guardo con la coda dell’occhio. Stefano è ancora lo stesso della foto di prima media, tale e quale, e non c’entra che i dodicenni del 78 sembrano molto più adulti rispetto ai ragazzini della stessa età che si vedono oggi in giro, anche se è un fenomeno che nessuno riesce a spiegarsi. Dicevo che in genere sono abituato ai suoi modi di fare così respingenti, ma stasera proprio non sono in vena. E anzi sono talmente indispettito che mi viene voglia di attribuirgli tutti i difetti delle persone del mondo, descrivendolo. Persino i miei, anche per capire attraverso la reazione di chi legge se sono comportamenti riprovevoli oppure invece se la gente è disposta a essere indulgente, o per lo meno a far finta di niente, di fronte a certe cose. Stefano non si passa il filo interdentale. Stefano scrive cose senza capo né coda che è facile poi ritrovare in certi romanzi di narrativa americana contemporanea. Stefano vorrebbe cambiarsi i suoi piedi, tanto li detesta: ne hanno sempre una e non gli danno i risultati che lui vorrebbe, poi però quando ha sentito un amico raccontare di quello che voleva farsene amputare uno e mettersi una protesi piuttosto che continuare con il fastidio che gli dava ha pensato che, tutto sommato, possono convivere – lui con i suoi piedi – ancora qualche anno. Stefano ha lasciato che una prendesse l’iniziativa giusto perché alla fine gli piacciono solo le ragazze a cui è sicuro di piacere. Stefano sostiene che gli sceneggiatori dei telefilm che vanno di moda e che durano più stagioni, nel caso in cui qualcuno del cast molli il colpo in corso d’opera, sono costretti a rivedere tutte le conseguenze che il pretesto con cui il personaggio interpretato viene tolto di mezzo può generare ai fini della trama, che è un aspetto decisamente interessante del mestiere di chi lavora per la tv, una sorta di potere divino in grado di cambiare i destini e gli sviluppi della storia, quella con la esse maiuscola. Insomma, ci siamo capiti.
Un ultimo appunto sulle telefonate che intercorrono tra me e Stefano, quando l’uno chiama l’altro per chiedere la reciproca disponibilità, e qui entrambi ci rimettiamo al vostro giudizio. La conversazione si esaurisce in una manciata di secondi, il che dimostra la mia teoria. Le compagnie telefoniche non hanno ancora capito le opportunità di guadagno della differenziazione dei contratti a seconda se il cliente è uomo o donna. Nel primo caso io farei pagare salatissimo lo scatto alla risposta e il primo minuto della chiamata, una durata che nessun essere umano di sesso maschile oltrepassa. Al contrario, le tariffe del traffico femminile conviene impostarle sulla lunghezza delle conversazioni. Se un giorno tale modello di business sarà applicato, sapete chi ha avuto l’idea per primo.
Stefano. Uno di noi 😀
😀
L’idea della differenziazione delle chiamate la trovo geniale!!!
Bello il racconto!
je suis Stefano