A volte l’essere apocalittici non paga e gli sta bene a tutti i complottari del mondo che di riffa e di raffa le cose stanno andando avanti. Al buco dell’ozono alla fine qualcuno ci ha messo una toppa, i maya non ci hanno preso per niente, i vaticini sulle catastrofi probabilmente si riferiscono a qualche altro pianeta, contro il global warming basta vestirsi a cipolla e al massimo se Trenord esagera con l’aria condizionata ti metti una pashmina che usano tanto e ci fai pure la figura di quello trendy. Questo per dire che anche quando cercavamo le prime foto porno su Altavista scroccando la connessione a 56 kbit/s a qualche ente pubblico e pensavamo che il genere umano non sarebbe sopravvissuto alla digitalizzazione di massa, oggi un po’ come quando nel 1999 ci siamo resi conto che la fantascienza del comandante Koenig e della dottoressa Russell non si sarebbe avverata in tempo possiamo vantare vent’anni di Internet a cui siamo passati indenni. Certo, siamo meno propensi alla socialità di una volta e un po’ più inclini alla sedentarietà da pc, conosciamo pratiche prima mai sentite a partire dallo bukkake per arrivare ai poke e al community management, ma siamo vivi e vegeti e pienamente integrati nel duemila e rotti. Ma vi sarete accorti anche voi che avere già vent’anni di ricordi digitali salvati e tramandati lungo i vari tipi di supporti nel tempo, dai floppy agli Zip e al Jaz passando per cd e dvd per arrivare agli hard disk esterni, alle chiavette usb e alle micro sd, costituisce già un bel patrimonio di fonti da tramandare ai nostri figli e nipoti. Passare in rassegna file con data di creazione nel secolo scorso è una pratica che si svolge con la tenerezza con cui si organizzano le foto dei nostri genitori quando erano giovani. Ma la velocità con cui gli attuali microprocessori al fulmicotone elaborano quelle poche manciate di bit non rende giustizia tantomeno dignità a dati e informazioni così retro, e la latenza meno che irrisoria con cui un clic avvia un qualcosa è una più che appropriata metafora del modo in cui secondi ore giorni mesi e poi anni si sono presi gioco di noi anche con i dispositivi in stand by.
Le prime immagini porno su pc giravano su un floppy da 3”1/2, che ci si passava come pochi mesi prima ci si passava il giornalino porno. Il floppy aveva il vantaggio di essere inaccessibile agli occhi indiscreti dei familiari più anziani. Un passo in avanti notevole.
Poi arrivò l’internètte e in rete si scaricava porno con IE, win95 e un modem da 36kbps cercando la parola “sesso” su Altavista. Ogni tanto si bloccava tutto, mettendo a dura prova le nostre capacità onanistiche. Fu un attimo imparare lo slang americano per le cose zozze, migliorando molto le ricerche, segno che una giusta motivazione abbatte molto facilmente le barriere linguistiche.
Il resto è storia recente. 🙂