In controtendenza rispetto alla smania di essere sempre ovunque ecco la nuova moda per questo duemila che non smette mai di sorprenderci. L’ho lanciata io proprio oggi, sarà stato un calo di zuccheri o di quel magnesio che dovremmo ingurgitare quando siamo cotti a puntino dai cambi di stagione tira e molla, sempre più frequenti nel corrente nuovo disordine mondiale fatto di cose che non sanno più stare al loro posto come gli adolescenti e il clima. La risposta è fermarsi dove ci si trova, indipendentemente da quello che si deve fare, dove si sta andando, che ore sono e se ci aspetta qualcuno. Unica precauzione che non ci si trovi in mezzo alla strada, sulle rotaie o in un qualunque luogo in cui la nostra incolumità è a rischio. Per il resto va bene tutto. “Chi si ferma è ritrovato” sarà il nuovo motto della società che nascerà sulle ceneri di quella che a furia di girare “come la merda nei tubi” (cit.) ha calcato ogni millesimo di millimetro di superficie terrestre, oceanica e pure aerea. In realtà si tratta di una tecnica già rodata che ho sperimentato quella volta in cui mi sentivo indeciso, non sapevo dove sarebbe stato più facile incontrarti e così mi sono ricordato della tattica militare secondo cui è meglio non muoversi per esercitare meglio il controllo su un determinato territorio. O banalmente se hai uno che ti viene incontro e c’è l’imbarazzo del capire se passa a destra o a sinistra, se è in bici è pure peggio. Così meglio piantarsi in mezzo e lasciare decidere agli altri se ci tengono tanto. Di questi tempi invece è più un fattore di bioritmi (si dice così?). Mi fermo e mi accascio come a dire basta, venitemi a prendere se volete ma io non ce la faccio più, sono più vecchio di quello che sembra, prendetemi sulle spalle se ci tenete tanto ma io di qui non mi muovo. Tanto la terra gira, no? Quindi il mio è un immobilismo relativo. La cosa però più divertente è che poco fa mi sono fermato di nuovo, stavo scrivendo un post quando ho deciso che