telelavoro estremo

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Mi ha detto anche che l’altra sera, mentre seguiva distrattamente un telefilm, è squillato un telefono in una scena con la stessa suoneria che ha in ufficio e si è messo immediatamente in allarme, pronto a rispondere. Non ci è voluto poco per tranquillizzarsi del fatto che fosse fuori dall’orario lavorativo e a casa, ambiente in cui ha ben altri segnali a cui prestare attenzione. Ha ammesso di aver trascorso una manciata di secondi ad annaspare con lo sguardo in giro alla ricerca del telefono che ha sulla scrivania in agenzia come una qualunque bestia oggetto di un esperimento di tipo pavloviano. Alla fine ha dichiarato con amarezza di essersi sentito preso in giro ma non dal sistema, perché sa bene che il sistema non esiste. Ha pensato di avere ormai perso il controllo di una parte di sé, una sorta di emiparesi della volontà dovuta ad anni di sollecitazioni da stress sul posto di lavoro. Cose all’ordine del giorno. Così ho pensato che fosse meglio spegnere la tv e fare altro. Perché si inizia con i rumori e i suoni e poi si passa alle visioni, alle allucinazioni, i miraggi, le traveggole. Poi ti viene voglia di fare i versi, di parlare da solo, di cercare cose che non ti ricordi di aver gettato via o regalato a qualcuno. Così quando è suonato il mio, di telefono, pochi istanti più tardi, ho preferito non rispondere. Ho riacceso la tv, tanto avevo ormai ben presente in mente la differenza tra la suoneria di casa e quella del lavoro, ma nel dubbio ho cambiato canale su uno spettacolo in cui non c’era pericolo che quel paradosso si manifestasse.

4 pensieri su “telelavoro estremo

  1. Io ho la stessa suoneria per ogni cosa. Quando sono stufa metto il silenzioso e mi invadono la mail con un sacco di richieste, ma almeno quelle non mi fanno saltare il cuore in aria

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