“Qual è l’ultimo libro che hai letto” è una domanda che non dovete più porre ai candidati che si presentano ai colloqui per non rovinare tutto, avere brutte sorprese e diminuire ulteriormente la possibilità di trovare figure adatte al profilo ricercato. Facile che vi sentiate rispondere cose come “da qualche anno leggo Facebook, ho alcuni contatti che scrivono status davvero illuminanti”. Non si spiegherebbe l’assiduità con cui passiamo il tempo con gli occhi puntati sui nostri cosi intelligenti, forse perché ne invidiamo la superiorità. Per lo meno la memoria, no? E come si fa a spiegare che no, tra un romanzo di Tizio Caio e una jpeg sull’amicizia con cuori, gattini e bimbi in fasce che nemmeno un incrocio tra Anne Geddes, Baricco, Jovanotti e i disegni di Love is… c’è un discreto gap culturale, e anche se non sono io a decidere cos’è bello e cos’è brutto l’evidenza è sotto gli occhi di tutti. E attenzione, che poi vi trovate a lavorare con gente che non capisci cosa dice ma non perché sono stranieri ma semplicemente sono semi-analfabeti. Sono giunto alla conclusione che questa sia una delle principali difficoltà dell’imprenditoria, e cioè trovare personale che non dev’essere per forza Umberto Eco ma almeno gente in grado di spiegarsi. Altro che stabilire se e come fare investimenti, quanto riservare per sé e quanto concentrare sulla propria azienda, quando e se è il momento di dividere gli utili o mollare il colpo, che non vuol dire necessariamente suicidarsi per la crisi. Cari dirigenti d’azienda (così ha scritto sulla carta d’identità quel poco di buono di mio cognato) sappiate che io non farei mai il vostro mestiere, di contro voi cominciate a prendere un po’ di dimestichezza con la letteratura, così vi sarà anche più semplice familiarizzare con lo storytelling di cui vi riempite la bocca con i vostri clienti. Quando mi capita di vedere frasi sottolineate a cazzo nei libri che prendo in prestito in biblioteca, al di là del fatto che non bisognerebbe sottolineare testi che sono patrimonio comune ma vabbe’, dicevo che quando mi capita di leggere frasi sottolineate a cazzo nei libri che prendo in prestito in biblioteca penso che magari è uno di voi poco avvezzo con la narrativa che vede cose in certi passaggi che per noi sono del tutto ininfluenti ai fini della trama o dello stile dell’autore. Questo per dire che c’è sempre da imparare. Ma, amici miei, dai vostri contatti Facebook cosa pensate di apprendere? Che ne sarà del genere umano dopo un secolo di status e di tweet? Cosa penseranno i posteri di quelli che pubblicano le foto in cui sembra che reggano la torre di Pisa o stringano il sole tra le dita della mano? Quante cose mancano ancora all’appello prima che si esauriscano le citazioni e cali il silenzio sui nostri socialcosi? Ecco, per mettervi in pace con il mondo del duepuntozero provate solo a osservare le persone che usano i dispositivi portatili per scrivere mail che, sbirciandone il contenuto, sembrano incomprensibili perché magari invece sono semplici appunti e magari vi trovate a vostra insaputa proprio dietro a un blogger che, appena potrà, si burlerà di voi al mondo intero, o almeno ai suoi venticinque lettori, partendo da quella base rubata al vostro chiacchiericcio.
Be’, io sottolineo avendo in mente pensieri tutti miei. È ovvio che le mie sottolineature non sono di aiuto per nessuno.
vorrei fare un blog fotografico con le sottolineature che trovo, io leggo solo libri presi in prestito e ne vedo davvero di tutti i colori (ma le sottolineature sono solo a matita nera)
Esistono ancora i disegni di Love is? Io li collezionavo da bambina, cioè li ritagliavo dai giornaletti… ma forse non sono gli stessi. ora li cerco su google e mi aggiorno.
Mi è capitato di restituire uno studio ad un consulente (riguardava un’analisi parametrica dei costi) con preghiera di correggere i diversi errori grammaticali e di sintassi che avevo evidenziato in giallo, come anche l’uso inappropriato di accenti acuti e gravi distribuiti a minchia. mi sono sentita rispondere che le modifiche che richiedevo erano “marginali” rispetto al contenuto dello studio e che, per fare ciò, mi sarebbe stata addebitata una tariffa aggiuntiva. è finita che siccome in calce allo studio c’era la mia, di firma, ho dovuto passare due ore del mio tempo a correggere errori dai quali, dal mio punto di vista, dovrebbero essere immuni tutti quelli in possesso di un titolo di studio maggiore/uguale alla licenza media, ivi comprese le lauree in materie economiche. ma anche il mio punto di vista è marginale, ovviamente… d’altra parte cosa si può pretendere da una che nel 2015 ha ancora/soltanto un blog??? vivo ai margini, nel vero senso della parola. 🙂
Libri? Sono quella cosa di carta che non ha il testo scorrevole? Una volta ne ho preso uno in mano, ma la rotazione dello schermo non funzionava
ma spero che tu stia scherzando. Non ci credo che alla domanda: qual è l’ultimo libro letto rispondono con facebook. D:
Che miseria o.o
Non ricordo più dove si trovassero i disegni di “Love is”, ho una vaga reminiscenza anche di una raccolta di figurine. Quanto al resto, la supremazia del contenuto sulla forma probabilmente è un retaggio della cultura digitale, l’importante è che si capisca. Sono certo che, tempo un decennio, ci si esprimerà solo con figure e prevarrà la velocità di comprensione con codici universalmente comprensibili. D’altronde, la semplificazione sembra essere la soluzione di tutto.
forse era scarico
Ma che bel post! Mi ha fatto sorridere e mi ha fatto pensare… ma dico io, con tutti questi social, con tutti questi smartphone su cui smanettiamo 24 ore al giorno, possibile che non siamo ancora riusciti a migliorare il nostro modo di comunicare? Eppure l’esercizio dovrebbe migliorarci, e invece sembra sempre più che parliamo ognuno una lingua diversa e poco comprensibile agli altri…
la cosa buffa è che con tutto quello che scriviamo il nostro italiano è sempre peggio. Vedi alla voce “la mia punteggiatura”.
Cosa c’è che non va nella tua punteggiatura?
è oltremodo discutibile
non sono d’accordo, a me piace ; )
allora un doveroso ringraziamento 😀