una volta amavo i cambiamenti, poi sono cambiato e ho smesso

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Una volta amavo i cambiamenti, poi sono cambiato e ho smesso. Potrei finire così, vincitore nella categoria degli autori di pensieri compressi che sono quelli che vanno per la maggiore. Ma invece voglio surclassare con stile voi e tutti gli aforismi sul cambiamento con cui riempite i vostri socialcosi e che, manco a dirlo, hanno rotto il cazzo. Il cambiamento è quasi sempre in peggio, chi lascia la strada vecchia per quella nuova sapete meglio di me dove va a finire. Il cambiamento è inevitabile ma possiamo scegliere quando e come farlo, dice uno e l’ho letto proprio poco fa. Ah si? Siete proprio sicuri di avere abbastanza pelo sullo stomaco da discernere la scelta più appropriata gestendo il panico? O ancora sentite queste, fresche fresche di aggiornamento di status. “Sii come la fonte che trabocca e non come la cisterna che racchiude sempre la stessa acqua”. Ma come? E poi se ai vicini di sotto gli si allaga la casa? “Non avere mai paura di tentare qualcosa di nuovo. Ricorda: dei dilettanti costruirono l’arca mentre il Titanic fu costruito da professionisti”, ho letto pure questa. Vogliamo scherzare vero? Crediamo ancora alle favole e alla fantascienza? “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”. Certo, ne riparliamo poi comodamente spiaccicati sul parabrezza. “La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto”. Giusto, poi ti svegli e se il treno è in ritardo al lavoro ci arrivi già con i coglioni che ti girano. Ecco perché vi dico che una volta amavo i cambiamenti, poi sono cambiato e ho smesso. E mi limito solo ad aggiungere che da allora non mi è stato più possibile tornare indietro, d’altronde si tratta di una di quelle decisioni irrevocabili, se non la meno riconvertibile per antonomasia. Ancora oggi non chiedetemi di cambiare le cose, e questo stallo globale termonucleare in tutti gli scenari che hanno l’onore di ospitarci – parlo della vita privata, del lavoro, degli interessi, delle passioni, del cibo, della musica, della narrativa, degli hobby, del tessuto che compone il nostro corpo e di tutto il resto verso il quale ogni mattina ci promettiamo di intervenire per non morire di routine ma che invece lasciamo lì immutabile tra i cimeli della nostra esistenza – dicevo questo stallo globale termonucleare in tutti gli scenari che hanno l’onore di ospitarci e che ci fiacca con quella sorta di sostanza collosa là fuori che tiene in scacco esseri viventi, non viventi e quelli a metà, gioca a mio favore. Potete stare sereni che tanto nessuno svolta da nessuna parte, e se lo fa se ne guarda bene da mettere la freccia in tempo.

8 pensieri su “una volta amavo i cambiamenti, poi sono cambiato e ho smesso

  1. Ecco. Quella del bruco mi è sempre piaciuta, lo ammetto, non avevo però considerato la questione del parabrezza.
    Geniale tutto, anche la categoria nella quale è inserito questo post.
    E ciao, ora mi ascolto Bowie.

  2. La questione dei cambiamenti è complessa ed è un po’ che ci rifletto sopra.

    Ad oggi sono arrivato alla conclusione che ci sono due tipi di cambiamenti: quelli che cerco io e quelli imposti dal fato. Sarà che quelli imposti dal fato sono un po’ di anni che li subisco – e non è ancora finita – ma posso dire che mi stanno profondamente sulle palle. Qualcuno insinua che il fato lo costruiamo noi. Be’, dipende: non tutto il mondo è sotto il nostro controllo e non possiamo vivere in una campana di vetro. Quindi qualche botta sui denti è da mettere nel conto. C’è però chi è più attrezzato e chi meno ad affrontare le avversità. Forse noi lo siamo meno.

    Invece i cambiamenti che cerchiamo raramente portano a sofferenze insostenibili, anzi sono spesso portatrici di novità piacevoli.

    Sulle frasi da socialcosi: molte sono portatrici di verità indiscusse, scritte da persone famose e molto argute, ma non è questo il punto. La cosa che nessuno dice è che quando siamo incazzati, o ci sentiamo deboli, della verità non sappiamo che farcene. Sapere una cosa non è lo stesso di provarla intimamente. Certo che essere folli e affamati è cosa buona e giusta, lo sappiamo tutti da tempo, ma il punto è diventarci. Se ho la luna storta c’è poco da fare.

    Ecco, più che verità discutibili, avremmo bisogno di saper descrivere ed esprimere la nostra condizione, a darle importanza e valore. Su questo si può lavorare, non è impossibile. Poi, dopo, magari, si potrà anche diventare bruchi e farfalle, nonostante il parabrezza. 🙂

  3. Chiaro che è un paradosso, ma mi domando dove mettessimo prima tutta questa verve sentimentale e a chi comunicassimo queste cose. Magari sta nascendo un nuovo – l’ennesimo dall’invenzione di Internet – genere letterario e non ce ne rendiamo conto

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