l’orgoglio nel nome dell’amore, e insomma già dal titolo si capisce di chi stiamo parlando

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Quando abbiamo visto Bono cantare sul tetto nel video di “Where the Streets Have No Name” la prima cosa che ci siamo detti è stata che gli U2 avevano rotto il cazzo. E da allora lo abbiamo sostenuto più o meno a ogni album, perché poi quando i gruppi mirano a interpretare solo se stessi si finisce per confondere il senso del mezzo e del messaggio, un po’ come avviene per i mass media. So di darvi un dispiacere, e per venire incontro alla vostra opinione vi dirò che comunque quella parentesi anni 90 con “Stay”, “Lemon” e “The elctrical storm” e poi anche la colonna sonora di Batman è un bella boccata di aria fresca. Ma il fatto che nel 2015 siamo ancora qui a parlare degli U2 perché ci sono sempre pezzi nuovi loro in giro è la conferma del fatto che avrebbero potuto comunque fermarsi almeno dieci album fa ed entrare nell’olimpo dei rock come una delle principali band della storia. Soprattutto per quel fottuto capolavoro che è “Unforgettable Fire”, l’ultimo disco loro che vale veramente la pena.

3 pensieri su “l’orgoglio nel nome dell’amore, e insomma già dal titolo si capisce di chi stiamo parlando

  1. A me lui sta infinitamente sulle palle. È uno di quei casi dove il frontman è talmente ingombrante, da mettere in ombra anche la musica stessa. Interessante o meno che sia!

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