Ritrovo alla fermata della metro molti di quelli che poco fa erano a spasso in corso Buenos Aires e che, io dico sotto Natale ma temo sia un fattore piuttosto frequente, hanno dell’incredibile. Sono le sei e trenta della sera è c’è un via vai di gente in cerca di successo, gente che si guarda intorno sperando di riconoscere qualcuno, gente che si guarda intorno sperando di essere riconosciuta. Gente che finge di consultare con attenzione un contenuto importante sul proprio device portatile per far finta di essere disinteressata al resto della gente, gente in gruppo che smarrisce l’orientamento ubriaca di shopping perché viene da fuori e deve guardare da un verso o dall’altro cercando la porta di Porta Venezia o le insegne di Piazzale Loreto per capire da quale parte attraversare per trovare il negozio risultante come quello giusto in cui procedere con gli acquisti, a seguito di un’attenta valutazione comparata. Gente povera che ingombra il marciapiede con i suoi pacchi e si vede da come li portano in giro che li hanno comprati consapevoli del fatto che non si possono sbagliare. Ma anche gente ricca che ostenta il proprio idioma cirillico fiera di essere trattata con rispetto in quanto ufficialmente eletta a big spender del momento.
Io nel mio piccolo ho appena acquistato un paio di biglietti per il teatro all’Elfo Puccini sfruttando dei coupon che trovi insieme ai buoni pasto, uno spettacolo per ragazzi e genitori, e da quando proprio in Buenos Aires ho beccato due ragazzini dietro di me già con le mani nella mia borsa controllo in continuazione che ci sia tutto. Anche se non è un regalo comunque ci tengo a portarli a casa e ad appiccicarli al frigo con la calamita. Mentre ero in coda alla biglietteria c’era una donna davanti a me che raccontava alla sua amica che pensava di regalare ai figli il Kindle perché sono ragazzi a cui non piace leggere e così, magari attirati dal dispositivo elettronico, poteva essere una buona idea per far loro cambiare abitudini. Ci è mancato poco che intervenissi nella discussione con il presentimento che, scommettiamo quanto volete, sono certo che si avvererà. Volevo dirle che vedo il Kindle scarico o rotto nella camera di quei ragazzi, magari vittima di esperimenti di montaggio e smontaggio o, peggio, tentativi di hackeraggio software. Vedo la superficie del Kindle macchiata di cerchi di bicchieri che traboccano di bibite gassate altamente zuccherose, vedo lunette sul display come segni indelebili che, se anche il Kindle non fosse rotto, renderebbero impossibile la lettura. Vedo un e-book iniziato il giorno di Natale e il segnalibro ancora a pagina tre la primavera prossima. Ovvio che me ne sono stato zitto, se penso che è anni che do consigli da questo blog ma vedo intorno a me ancora milioni di persone che perseverano nei loro errori. Per fortuna mi ferma la consapevolezza che pensare di salvare il prossimo è davvero tempo perso.
Eh, hai ragione in pieno, mio caro, sia su quel che vedi sia sul fatto che pensare di salvare il prossimo è tempo perso…vero!
Le ultime righe mi fanno dire che sei sulla strada giusta… il figlio di una amica ha preso il kindle a morsi!
persissimo