Abbiamo scritto persino una canzone su questo, Paolo ed io, con un vero e proprio testo dedicato alle risorse in termini di soldi e tempo spesi per non dire sprecati in questo regime votato al lasciarsi vivere addosso nella speranza che la risposta consista nella ricerca ostinata del divertimento. Ci siamo guardati, guidava lui malgrado io mi fidassi poco dopo tutte quelle consumazioni di bassa qualità e considerando l’ora vergognosa, ed è lì che abbiamo pensato – almeno io l’ho fatto ma credo che ci sia arrivato anche lui – che sarebbe stato meglio darci un taglio a partire dal frequentarci e passare nottate da un posto all’altro con l’idea che così diminuiscano le possibilità di mancare la missione, quella di un ben non identificato stare bene, paragonabile alla corsa istintiva cui siamo soggetti quando piove e siamo senza ombrello e ci precipitiamo nella ricerca di un riparo come se l’acqua rispettasse il nostro sforzo di riconoscerle una sorta di autorità. Ma nei testi delle canzoni come quella, che addirittura si intitola pensate un po’ con un profetico “Anni inutili”, non si possono usare gli hashtag né nominare qualcuno che vorremmo la ascoltasse per venirci incontro e farsi trovare di proposito lungo la nostra strada. Il distacco tra la composizione musicale e la condivisione interessata a far recapitare al target giusto il messaggio che essa contiene è una formula di transmedialità che non è stata ancora inventata, o meglio potrei chiedere a Paolo un eguale sforzo nell’implorarti di scaricare il file e di ascoltarlo anche se so che non lo faresti mai, figuriamoci in assenza di un sistema per cui in quelle parole musicate ci capiti per caso e cogli l’intento di farti sapere una cosa importante. Per la cronaca, il titolo non l’ho scelto io e certi passaggi li avrei resi diversamente ma quando si fanno le cose a quattro mani occorre un po’ di condiscendenza verso il co-autore, giusto? Paolo ci tiene a forzare la rima a scapito del senso e a costo di sembrare un po’ lezioso, io che sono più diretto ti avrei chiesto direttamente di farti trovare in questo o quell’altro posto in tempo utile, prima della fine del weekend intendo, per farti sapere una cosa molto importante che poi in una canzonetta magari il senso si perde. Così premo il tasto eject per interrompere quella cassetta su cui Paolo ed io abbiamo registrato un versione piano e voce inutile quanto il suo titolo, che prima ancora che sorga l’alba finisce direttamente sugli scogli.