Quante volte vi è capitato di rimanere insoddisfatti della singola presenza delle uniche quattro battute di cambio in Svefn-G-Englar dei Sigur Ros, dopo che tutto il pezzo sembra essere teso a un culmine emotivo che quando arriva è un vero e proprio climax e vorreste che quella nuova disposizione armonica continuasse per un po’ e non vi lasciasse più? Lo sapete, vero, che ci sono studi che dimostrano che la musica ripetuta appaga maggiormente l’appetito dell’ascoltatore. Io quando ho ascoltato quella traccia lì di “Ágætis byrjun” vi giuro che mi sono sentito così a bocca asciutta quasi quanto per un’altra cosa che non mi va giù, e cioè “The great gig in the sky” dei Pink Floyd in cui uno si aspetta che i vocalizzi di Clare Torry riprendano nuovamente con la stessa enfasi strumentale sotto anche dopo la parte in cui si placa e invece no. Quindi c’è sempre quell’approccio che bisogna assimilare tutto l’unica volta perché poi i momenti belli non danno una seconda chance. Così, grazie ai potenti mezzi del sound design casareccio, vi concedo l’opportunità di godere del cambio di Svefn-G-Englar dei Sigur Ros per nove minuti e rotti, e se youtube consentisse l’upload di video più lunghi di dieci minuti lo avrei reso in un loop eterno. Perché di certe cose non se ne ha mai abbastanza, alla faccia di quelli che poi alla lunga si stufano. Affari loro.
Sono d’accordo. Sembra monotono e ripetitivo, e invece non ti stanca mai.