D’altronde perché la gente dovrebbe leggere i blog se non legge più né i quotidiani tantomeno i libri? Secondo le conversazioni intercettate sui mezzi o in ambienti pubblici o comunque dove le persone hanno occasione di incontrarsi e interagire, oggi la lettura che va per la maggiore è quella degli status altrui di Facebook, delle freddure con cui si commentano eventi e notizie del giorno e dei tweet di questo o quel personaggio famoso. Il dramma è che su questi contenuti si fanno appunto anche i dibattiti e le discussioni, se ne parla insomma, come un tempo si faceva sull’ultimo film visto o l’ultimo libro pubblicato. “Hai mai letto qualcosa di @Flaviaventosole?” sentiamo chiedere. “No, ma ti consiglio l’aggiornamento di status di #GianniMorandi dell’altro ieri, mi ha piacevolmente sorpreso”, sentiamo rispondere. Oppure “Cosa posso regalare a mia moglie per Natale?”, sentiamo domandare. “Prova a vedere se sulla pagina Facebook del Milanese Imbruttito c’è qualcosa di carino”, sentiamo suggerire. Con questo non voglio dire che i flussi di coscienza di emeriti sconosciuti come il sottoscritto possano compararsi in termini di tempo speso bene con l’ultimo romanzo di un DeLillo, per dire, ma avrete capito anche voi che l’analfabetismo di ritorno del genere umano e la crescente diffusione dell’incapacità di comprendere testi di senso compiuto si sposa perfettamente con la tendenza a preferire contenuti sempre più brevi, in cui l’attenzione si può mantenere facilmente dall’inizio alla fine. Verrà il giorno, quindi, in cui semplificheremo sempre di più il nostro codice comunicativo perché avremo sempre meno esigenze di dettagliare il nostro pensiero e, all’altro capo del messaggio, ci sarà sempre meno capacità di comprensione, per non dire intelligenza ma è un termine che non ho usato apposta perché, come sapete, di intelligenza ce ne sono vari tipi e non è detto che in futuro l’accezione che intendiamo sia ancora utile a qualcosa. Accorceremo sempre di più il numero di caratteri nelle conversazioni e nelle letture fino quando per lettere, davvero, anziché intendere la letteratura e gli studi umanistici, si intenderanno solo le lettere dell’alfabeto e ci esprimerà così. B. Z. F. Q. Pensate quindi a come è stato profetico Francesco Salvi, un vero intellettuale di altri tempi, che ha saputo non solo trovare la sintesi ma ridurre tutto ai minimi termini, concentrando un’intera canzone in una sola lettera dell’alfabeto, la prima, fin troppo capiente per contenere un significato così complesso.
Hi dtto ttto
Franceso Salvi. A. Sanremo 1990. Internet come archivio perenne de “La fine del mondo è vicina”.