Non eri la prima né poi sei stata l’ultima a dire a Silvio che avrebbe dovuto farsi crescere i capelli anche nel tratto sopra le orecchie e uniformarne la lunghezza con quelli dietro e sopra. Erano finiti da un pezzo i tempi di Nik Kershaw e Howard Jones e certe linee non si potevano proprio più vedere. Correvano i novanta, bello, e i doppi o tripli tagli erano fuori produzione come i giradischi e i telefoni a rotella. I capelli lunghi sono lunghi e basta, omogenei di lato e sulla nuca a meno di complicazioni tricologiche. Silvio ha commesso l’errore di aspettare che fossero certe ragazze con le camicie di flanella a quadri a ricordargli come stare al mondo. Ma ora, in questo presente che capire non sappiamo, che ce ne facciamo di questo tipo di valutazioni sulla simmetria delle chiome trasandate? Siamo travestiti da impiegati e intorno ci sono donne e uomini di una vecchiaia che ha dell’osceno, immobilizzati su panchine a fianco di badanti che non badano per nulla ai nonni e ai genitori dei loro datori di lavoro. Uno sbraita improperi nel suo idioma dell’est a qualcuno al telefono, dall’altra parte del mondo. L’altro ascolta a un volume dannoso con gli auricolari musica da ballo latino-americana, socchiude gli occhi già a fessura e pensa ai passi giusti da fare che non può eseguire lì. Tanto i due infermi che se non sono centenari poco ci manca, dai quali sono a servizio, nemmeno sanno protestare, ma non credo che gli sfuggano indifferenza e lingue ostiche malgrado il pasticcio che hanno in testa. Nella testa dentro però, non certo nella capigliatura nascosta da berretti calcati fin troppo pesanti per la stagione in corso, ma prendere freddo può portare catarro, complicazioni, bronchiti e la tosse che è letale per il cuore a quell’età. Quella della vita che si esaurisce così in questa linea a zero dignità è invece un trend che non passa mai, quando ci si distruggeva sui Soundgarden tanto quanto ora, nei giorni della crisi senza ritorno, e onestamente non credo che inservienti stranieri peggiorino la situazione, ma vorrei solo che si sforzassero a tentare una conversazione, potrebbe essere l’ultima. Mi accorgo così all’improvviso di quanto mi piace prendere appunti con Moleskine e Tratto Pen blu e come mi piacerebbe poterli usare per segnarmi queste cose mentre cammino, approfittando della chiamata di tua sorella l’alcolizzata che ti chiede un prestito da mille euro per pagare l’avvocato che la segue per un’accusa di pirateria informatica, un paio di licenze farlocche di CAD trovate dalla Finanza mentre cercava tutt’altro, e che si impegna a restituirti i soldi in due rate da cinquecento al mese.
Però ci resta la gioia della moleskine e della tratto pen blu (ma siamo fatti con lo stampino, noi di quegli anni lì?). L’unica scusa per scrivere ancora qualcosa a mano.
Come resistere alla morbidezza della punta e a quel tipo di carta immacolata?
Quanto hai ragione?
si può avere una tratto pen nera?