Io che sono notoriamente un cane nelle arti figurative, con tutto il rispetto per i cani, manifesto da sempre una predisposizione per gli articoli di cancelleria e gli strumenti ad esse preposti. A partire da quei manichini in legno usati a modello del corpo umano e delle sue parti tutti articolati, che poi si possono vedere ritratti in certi dipinti di De Chirico. Si trovano spesso nei book shop delle gallerie d’arte e dei musei e ogni volta devo mettere a freno la tentazione, considerando che poi non saprei che farmene. Per non parlare delle confezioni di matite colorate o tubetti di tempere: mi fermo con la bava alla bocca davanti alle vetrine dei negozi quando le mettono in mostra con le loro nuance perfette e ammiccanti. Poi ci sono tutti quegli articoli inutili, se non per soddisfare più sensi contemporaneamente, della cui imprescindibilità i figli convincevano i genitori con l’assicurazione di un miglior rendimento scolastico. Ci si riempiva l’astuccio di inchiostri profumati, gomme dalle fogge e tinte più improbabili che poi alla fine mica si usavano, con tutte le macchie che lasciavano sui fogli. Eppure ogni scusa era buona per buttare via i soldi dal cartolaio. Mia figlia da piccola aveva ricevuto in regalo un set di pennarelli bellissimi, ogni colore associato a un’essenza di frutta, e non vi dico quanto piaceva usarli anche a me. L’idea è vincente perché vista e olfatto, uniti alla morbidezza della punta, aumentavano l’esperienza d’uso arricchendo non solo il risultato finale ma le fasi intermedie. Quelli più buoni sono finiti subito, ovvio. Una analoga associazione sinestesica era offerta dalla gomma pane, la cui funzione mi sfuggiva ma che mi induceva a un continuo pastrugnamento con le dita durante le ore di lezione, una specie di oggetto anti-stress ante litteram e molto più della plastilina, del pongo o della pasta di sale. Mi sono sempre chiesto se qualcuno a un certo punto non ce l’ha più fatta e le ha tirato un morso, perché tante volte l’avrei voluto fare io. Anzi, se qualcuno di voi ha mai provato a masticarla e a mandarne giù un pezzetto, vi prego di condividere con me la sua esperienza. Sempre che sia sopravvissuto.
La gomma pane… Quanto mi piaceva
Oh, anch’io ho sempre avuto la tentazione di mordere la gomma pane, come ti capisco!
Anceh per tutte le altre cose che nomini nel tuo post, era bellissimo comprare la cancelleria.
Buona domenica a te!
Condivido tutte le tue parole! Io amavo anche gli evidenziatori e l’intramontabile matita gomma… è feticismo da cancelleria!
Mi unisco al club degli invasati da cancelleria, bramavo talmente alcuni trattopen da non usarli nemmeno una volta che li avevo conquistati. Ancora oggi sono nello stesso portapenne a casa dei miei. Secchi e inutili.
da mangiare?
ho dimenticato di citare le confezioni dei compassi, anche se ero negato per il disegno tecnico
intendi la matita con la gomma sopra?
Adoro i trattopen, non esco mai senza un trattopen blu.
I compassi 🙂
No… La matita con la “mina” fatta di gomma… Si temperava come una matita normale, ma anziché scrivere cancellava!
soffro della stessa compulsione anche verso gli articoli da bricolage, lampadine, prolunghe, etc. ho un set di punte da trapano interminabile. che ci faccio non lo so, visto che sono negata anche in questo di tipo di attività. nel mio caso, la passione è inversamente proporzionale al talento, sia per gli articoli da cancelleria che per quelli da bricolage.
p.s.: possiedo ancora il goniometro delle scuole medie. 🙂
Da “spiastricciare”
ho capito. E che mi dici della mina mì?
c’erano anche poi anche quegli strumenti per fare le curve con tutte quelle forme assurde. Io sporcavo i fogli da disegno con le squadre perché non le pulivo mai con l’alcool.
Mi manca! Solo un lontano ricordo… forse per una questione di una manciata di anni 🙂