Se c’è della poesia nella terra che le suole delle infradito sollevano verso i polpacci ancora umidi favorendone il contatto mentre percorri il tragitto tra le docce del campeggio e la tenda bello pulito, bene io l’ho colta. Se c’è una metafora nell’acquitrino color dissenteria in cui sguazzano le suddette ciabatte – che non nomino come prima per non incorrere in uno dei principali limiti dei narratori che è quello di non conoscere abbastanza sinonimi tali da evitare le ripetizioni – nel vano dedicato al lavaggio stoviglie&bucato e i piedi si ergono di un paio di millesimi di millimetro al di sopra della catastrofe, che poi culmina con l’acqua sporca degli avanzi del ragù in scatola delle pentole che cola sulle caviglie, bene io la ho intepretata. Se c’è un senso nella costrizione in dimensioni pensate per animali di taglia piccola, con tende, armadietti montabili e altre attrezzature outdoor in cui tutto si trova in basso come non l’avete mai visto e ogni piccolo gesto logistico del quotidiano comporta una postura a novanta gradi e tutta la fatica accessoria, bene io l’ho trovato e condiviso. Se c’è un messaggio recondito da trarre dalla difficoltà di seguire più di una mezza pagina di un libro senza soccombere al sonno della ragione, anzi al sonno e basta, in qualunque momento della giornata, e che probabilmente va ricondotto alla rivolta delle membra e della mente a mesi e mesi di stress, orari impossibili, multitasking, clienti che chiedono se si può coinvolgere Ennio Morricone a comporre la sigla del kick off aziendale e invitarlo poi sul palco a eseguirla nel corso della sessione plenaria, genitori dei compagni di classe di tua figlia e altri tentativi di smantellamento del tuo equilibrio, bene il messaggio è arrivato a destinazione ed è stato decodificato con successo. Si tratta di un immolarsi alla scomodità che si perpetua ogni anno con la stessa convinzione, che in poche parole significa che nessuno mi sposterà mai di un metro dalle mie convinzioni. Tutto si ripete con la stessa rozza perfezione. Ogni estate il tributo a umidità, condivisione degli spazi con formiche grandi quanto una micro-sim, sottomissione alla superiorità morale dei vicini tedeschi e del loro benessere medio, igiene sommaria e promiscuità si porta a compimento con la stessa medesima religiosità. Poi metti mano al portafoglio, perché comunque qualcosa la devi pagare, e la tessera delle Ferrovie Nord o la fidelity card dell’Esselunga tentano un ponte spazio-temporale con quello a cui appartieni, quei grandi spazi industrializzati dove la compagine della natura è ottimamente rappresentata dai vivai all’ingrosso, dalle straniere che si offrono sedute in poltrone da ufficio anni 80 sottratte da capannoni desueti sulle stesse strade provinciali in cui prestano servizio, e dalle nuove specie di insetti con esoscheletro giunti in Lombardia chissà come, forse c’entra l’intensificazione del traffico aereo da paesi esotici su Malpensa, e ti convinci del paradosso del campeggio, una forma di schiavitù all’interno di un sistema vigilato e circoscritto in cui della libertà, di quel tipo di libertà lì che ci siamo capiti, vero, ecco non sappiamo più che farcene.
Ecco, io non sono mai stata in campeggio, non fa per me, non credo proprio che ce la farei, anche se molti ne parlano con vero entusiasmo.
Per quanto mi riguarda è una questione di soldi. Nell’ultimo campeggio frequentato, il giugno scorso, ci sono delle case prefabbricate, poggiate su ruote e mattoni, che non hanno nulla da invidiare ad un monolocale milanese. Hanno anche l’aria condizionata. Potresti viverci tutta l’estate in assoluta comodità e sei a 100 metri dal mare sotto una bellissima pineta, a due passi da ristoranti e marcati interni del campeggio. Sabbia pulita, mare discreto. Non è economico.
La tenda mi è servita per spendere meno. Sono stato un poco più scomodo, forse meno libero, ma mi sono goduto il riposo ugualmente.
Io invece sono convintissimo che luglio e agosto vanno vissuti in città. Le vacanze vanno fatte negli altri mesi.
ti capisco, non nego che alle soglie dei 50 la tenda cominci a stare stretta, ma la sensazione di libertà è unica.
La tenda ha anche (o soprattutto) quello scopo lì. Te la cavi con poco, anche se in cambio ci vuole un po’ di fatica a montare e smontare. Comunque per ora si continua così.