Mi scusi dove trovo le consulenze informatiche? Dietro lo scaffale dei sostituti del pane

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Il contatto me l’ha passato un mio amico che sapeva che per sbarcare il lunario mi arrangiavo a fare qualunque cosa. In barba agli studi di settore, nella consulenza informatica ci sta un po’ di tutto, questo però non autorizza cani e porci a chiamarti al telefono dopo mesi di silenzio solo perché hai cancellato dei file importanti per la tesi o perché non trovi le funzioni nel layout del nuovo Excel, e vi confesso che anche io la prima volta con la nuova edizione di Office ci ho messo un po’. Apro una parentesi e poi vado al dunque: questo mi è successo veramente, ero già a letto quando mi chiama un’amica che non sentivo da quando mi ero lasciato con la sua amica e senza nemmeno sfruttare la mia oggettiva sorpresa per intavolare un minimo di scuse per l’improvvisata, seppur telefonica, mi passa questo tizio di nome Sebastiano che tutti chiamano Seba, che non è certo un bel nomignolo se contate che Seba è romano. Io Seba l’ho visto una volta in tutta la mia vita ma quando lo sento all’altro capo del telefono mi viene spontaneo chiamarlo Seba. Ciao Seba, gli dico, come va? Come vuoi che vada a uno che ha appena cancellato l’unica copia della tesi di laurea. So di non aver fatto una bella figura, ma certe cose esulano dalla mia consulenza informatica e anche dal mio studio di settore. E guarda caso colei che occupa il grado di separazione da Seba è lo stesso che poi ha chiesto al mio amico, quello dell’incipit di questo post, se poteva dare lezioni di computer a Ferruccio. L’amico comune ha fiutato una perdita di tempo perché certe consulenze sono impossibili da quantificare se consideri la pazienza che ci vuole ad alfabetizzare informaticamente un analfabeta informatico o tecnoleso, come si dice oggi. Quanto costa al chilo configurare un client di posta? Quant’è una lezione per imparare a impaginare un volantino per l’associazione amici della biblioteca che organizza il concerto di Natale con un coro dilettantistico? Comunque con Ferruccio ha commesso un errore madornale, avrete capito che ho accettato di offrirmi al suo posto, anzi per me è una fortuna il fatto che il mio amico non se la sia sentita e non certo per il guadagno perché poi alla terza o quarta lezione smetto pure di chiedergli dei soldi. Ferruccio è un anziano pittore molto benestante che dipinge perché nella sua vita se lo è potuto permettere, anzi, un ex pittore benestante eccetera eccetera perché non ci vede quasi più e questo stato di semi-cecità oltre ad aver interrotto il suo lavoro – comunque da ignorante mi sembra che se la cavi molto meglio di quei paesaggisti che partecipano alle mostre collettive nelle piazze dei paesini di provincia alla domenica – dicevo che la semi-cecità lo ha anche emarginato dalla vita sociale e ha deciso di darsi alla rete. Sapete che esistono i software che ti consentono di cercare in Internet le cose come i normodotati con la vocina kratfwerkiana degli assistenti di navigazione. Quel poco di vista che gli rimane lo vuol dedicare alla rivoluzione del secolo. La stessa rivoluzione che è poi la causa per cui ci sono certe figure del volontariato che secondo me non esistono più se non in qualche romanzo di letteratura americana – ne ho trovato traccia qualche giorno fa in Rumore bianco di DeLillo – e sono le anime pie che andavano a leggere giornali, libri e riviste varie agli ipovedenti. Senza contare che poi non c’è più nessuno che legge bene, e anche tra le persone che ci vedono bene sono pochi quelli che ti propongono di leggerti qualcosa. Un articolo, un passaggio di un libro, un commento in un social network. Cose d’altri tempi. Quindi è per questo che preferisco dedicarmici come volontario. Spero che una volta spiegato il sistema operativo Apple, come aggiungere i preferiti e tutte quelle funzionalità che utilizzano solo i neofiti, senza contare che la generazione autodidatta come la nostra fa sì che ognuno usi il computer come vuole, ci sono mille modi per fare la stessa cosa, quindi la teoria è piuttosto aleatoria, dicevo che spero che compreso l’uso del suo Mac mi chieda di fargli da lettore. Posso offrirmi persino di comprare per lui Repubblica tutti i giorni con le tonnellate di inserti, o portargli romanzi come Rumore bianco di DeLillo dalla biblioteca e leggergli una trentina di pagine nelle due ore settimanali che passiamo insieme. Invece non succede nulla di tutto questo. Dopo il browser e la posta elettronica il suo programma prevede proprio la suite di Microsoft Office e persino Excel, ed è per questo che è meglio che ora mi studi bene dove si trova il pulsante per inserire una funzione in una cella, non posso certo fare brutte figure.

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