rai, pagine gialle e il web un po’ retro

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Ieri sera volevo mostrare a mia figlia un’esibizione live di Elio e Le Storie Tese tratta da un programma di Rai Tre di qualche tempo fa e ho constatato per la prima volta la tragedia, ovvero che la Rai ha fatto piazza pulita dei suoi contenuti su Youtube. L’essere fortemente asino in economia mi impedisce di comprendere il guadagno che può ottenere la tv di stato da questa operazione, sicuramente è stata ideata da gente molto più ferrata di me nel far andare bene le cose in un’azienda così grande. Sta di fatto che sottrarsi in questo modo a un comportamento standard come quello di cercare un video su youtube mi sembra un autogol senza confronti, almeno dal punto di vista dell’immagine. A me non è venuto infatti naturale andare sul sito della Rai a cercare il filmato che mi interessava, ho rimediato con un contenuto alternativo ma ero pronto a desistere in caso di insuccesso. Togliersi da Youtube è un po’ come eclissarsi in casa e aspettare che qualcuno venga a cercarti ma tutti i tuoi amici sono abituati a trovarti in piazza e, piuttosto che chiudersi nella tua cameretta, preferiscono rimanere all’aperto e divertirsi con qualcun altro. Spero che il paragone renda. Ma quello delle scelte reazionarie deve essere proprio il periodo. Ho collegato infatti la mossa suicida della Rai a uno spot che mi è capitato di vedere qualche sera fa. Si tratta della campagna con cui Seat Pagine Gialle promuove un suo innovativo servizio alle imprese, quello della creazione di siti web. Che idea all’avanguardia, vero? Nel 2014, quando i siti li sanno fare persino i ragazzini delle medie con un qualunque CMS, c’è qualcuno che pensa che una piccola azienda – dopo aver visto lo spot durante un prime time in tv – possa considerare conveniente rivolgersi a un colosso per attività come queste. Mi sono chiesto così quale sia l’obiettivo con cui management come quelli di Rai e Seat Pagine Gialle abbiano scelto di muoversi su modelli di business talmente anacronistici che anche un incompetente come il sottoscritto li ritiene fuori dal tempo, oltre che fuori dal mercato. Se c’è qualche esperto in sala, la sezione commenti è aperta apposta per darmi qualche spunto di interpretazione. Grazie.

8 pensieri su “rai, pagine gialle e il web un po’ retro

  1. se fare siti web responsive per il mobile con campagne di keyword advertising dedicate è anacronistico, allora attendiamo preziose indicazioni sui trend pubblicitari del futuro 😉

  2. ma nemmeno io, mi stupisco solo delle scelte altrui in tempi inadeguati, troppo tardi o troppo presto, ma magari non c’era altra scelta. Boh.

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