A me e a Claudio, che eravamo tra i pochi che avevano continuato a seguire i Diaframma malgrado l’allontanamento di Miro Sassolini e l’autarchia lirico-strumentale imposta da Federico Fiumani, piaceva immaginare il contesto in cui il chitarrista e compositore del gruppo poteva aver pensato il brano. Restio a considerare autorevoli quei pochi accorgimenti che il buon senso e l’opinione comune suggeriscono di seguire nei casi di temperature elevate, rifugiarsi nei supermercati, rimanere a casa nei momenti più a rischio, bere in continuazione, Federico aveva deciso comunque di raggiungere l’amante in bilico nella località di villeggiatura al mare. Il fascino non conosce compromessi stagionali, per questo non aveva rinunciato a indossare l’outfit all-black secondo le linee guida standard del post-punk. Il viaggio terrificante lungo un’autostrada deserta, l’effetto del vapore da lontano che sale dall’asfalto creando l’effetto di sfocatura, i programmi radiofonici del tutto inappropriati, comprese le notizie del giornale radio a confermare che, come le fabbriche, l’umanità intera in agosto stacca il cervello e va in vacanza. Ma non è solo l’abbigliamento, tutt’altro che da spiaggia, a far pentire Federico del bel gesto di riavvicinamento alla donna: sotto l’ombrellone, l’amante svela una personalità diversa da quella abituale di città, in linea con il resto della popolazione villeggiante, che esposta ai raggi solari, aumenta suo malgrado i valori fisiologici dell’idiozia. Molto meglio rientrare a casa e sdraiarsi sul divano senza nemmeno cambiarsi, e sudati stabilire i pre-requisiti per il prototipo di anti-tormentone estivo.