Sarà colpa di un mio ex datore di lavoro che faceva lo speaker radiofonico e con il quale ci siamo lasciati in malo modo, spese legali incluse, ma a me quel timbro cavernoso che fa tanto uomo che non deve chiedere mai sia nel messaggio che nel tono sentito dal vivo mi disturba come nessun’altra cosa. Il copione è sempre lo stesso. L’impostazione vocale, o voce impostata, usata a sproposito cela spesso intenzioni provolesche, una dimestichezza commerciale latente montata su un ego spropositato e attitudine al posizionamento al centro dell’attenzione. Appena riconoscete segnali come questi potete scommettere sugli argomenti standard, che a Milano comprendono gli aperitivi e l’ultimo aneddoto su Lapo, quindi se non l’avete ancora guardato in faccia potete anche soppesarne l’età fino a quando lo individuate seguendo la sua parlata che sovrasta il resto ed eccolo lì, con i RayBan a specchio sulla camicia sbottonata e tutto torna, con le ragazze che squittiscono mentre lui racconta di sé, di clienti e fornitori, poi la filosofia e cartoni animati, persino i papi e le canonizzazioni e santità, la catena al collo. Sono quelli che alla radio è comunque meglio, se uno non vuole sentirlo spegne e basta.
io la mattina mi alzo con la voce di alberto lupo, vorrà dire qualcosa? 😀 ( e non fumo neppure! )
Uh…io l’ho conosciuto un tipo così, in un altro secolo, però.
Fantastico, l’hai dipinto lui e quelli come lui alla perfezione!
Il mio capo aveva la voce rassicurante. Cavernosa ma rassicurante. Aveva i ray ban appesi alla camicia di lino leggermente sbottonata. Parlava di se ma per raccontare di come si era costruito da solo la sua strada. Quando telefonava lo faceva per dare buone notizie, mai per litigare. Era ed è uno spiritualista, un credente e non lo dimenticherò mai…
che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei, cosa se-e-e-e-e-ei
io invece ho una voce bruttissima e mi mangio le parole, quindi un po’ li invidio
sei stata fortunata, quando queste caratteristiche sono in positivo si trovano le persone migliori
non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai, proprio ma-a-a-ai
è la summa dell’estetica mainstream italiana degli anni 70 quella canzone lì
oltre che averci scassato quelli che non abbiamo mai avuto! 🙁