agli antipodi dell’amore non c’è mica l’odio, cosa credete

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Osservateli entrambi qualche istante ai due capi opposti del tavolo, senza farvene accorgere perché fissare gli sconosciuti o comunque la gente in generale è maleducazione. Sì, stavo giusto per dirvi proprio che tutti e due siedono a fianco del reciproco nuovo partner. Ma anche se non vi avessi svelato questa specie di spoiler, apparentemente a nessuno verrebbe da dire che, in un tempo che fu, quei due si sono amati così tanto, davvero. E anzi se ci riflettete anche a voi verrà da chiedervi cos’è che l’amore sottrae vicendevolmente se poi resta il fondo, o il contenitore, insomma metafore ce ne sono a iosa ma tutte riconducibili a quella specie di ciste asportata che potremmo chiamare il suo contrario, “suo” riferito all’amore, intendo. Nel senso che agli antipodi dell’amore non c’è mica l’odio, cosa credete. Fate una torsione di 180 gradi e vi trovate che vi siete dimenticati tutto quello che è stato. Il non-amore, quello che subentra anche quando nessuno dei due ha commesso qualcosa di particolarmente oltraggioso, non ci sono stati tradimenti, botte, recriminazioni.

Entrambi sono gli stessi che hanno sovrapposto le bocche la prima volta meravigliandosi del sapore altrui, che si sono cercati la mano al buio, che si sono raggomitolati alla ricerca di reciproci tepori sotto le lenzuola di flanella nella casa di campagna riaperta estemporaneamente in autunno inoltrato, senza poter accendere il riscaldamento a propano liquido per via del serbatoio ancora vuoto e così – fallito anche il tentativo della stufa a legna umida – meglio l’autarchia dei corpi. Poi i punti di forza si trasformano in criticità, quante volte è successo? Le cose dell’altro che ti mandano in visibilio non hanno più l’appealing di un tempo, qui una volta era tutta passione, non ci sono più le mezze verità, tutti i luoghi comuni abitati insieme si snaturano tanto che in due non ce li si può proprio più permettere e si finisce che si trasloca in uno spazio immaginario diverso. I due membri della coppia agli sgoccioli fissano la stessa cosa simultaneamente – un film, un amico che balla, un cugino che si sposa, una meta turistica – ma in mezzo c’è una specie di striscia continua che spinge entrambi a rintanarsi nella propria corsia e poi le uscite, ovviamente, mica sono le stesse.

Il risultato di questo evoluto processo di mitosi multicellulare spinge gli ormai ex a spendere il nuovo bagaglio empirico nel corso di altre sperimentazioni sentimentali, ognuno forte del sé e di quello che ha portato a casa ormai indissolubile dalla precedente storia come se una parte di noi si fosse mescolata e al momento dell’addio fosse stato difficile distinguere quello che era appartenuto all’uno da quello che era appartenuto all’altro. Non è che tutto è riconducibile a una spartizione, mica ci sono solo libri, dischi e biglietti di concerti. Magari. Ma, a considerare il lato positivo, questo mi induce a pensare che è tutto un gran confondersi di personalità qui intorno, c’è qualcosa di tutti noi in tutti noi e non solo da un punto di vista genetico. Cosa non si farebbe per trattenere il più possibile gli aspetti vitali, vero? Detto ciò, torniamo a osservare i due che vi ho indicato prima, che hanno iniziato qualcosa insieme che poi si è interrotto e ora siedono allo stesso tavolo separati solo da una manciata di commensali, ignari conduttori di qualche forma di energia tra due poli che, malgrado i tentativi di dissimulazione, comunque da qualche parte si trasforma in qualcos’altro. Sono certo che sarà proprio quella, così evidente, a farveli riconoscere.

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