alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 20.02.14

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A margine, “Che valletta sei? (ovvero: due-tre cose su Quella Roba Lì)”: Quanti articoli su Sanremo deve scrivere un giornalista musicale, prima di essere chiamato opinionista? E quante battute e arguzie e analisi sociolinguistiche deve fare, prima che qualcuno gli dica ciccio, può bastare? E quante rievocazioni commosse di un vissuto italiano con immagini in biancoenero e ricordi di quella volta che Cavallo Pazzo e Patsy Kensit e Benigni e Springsteen e la Gialappa dovrà fare prima di essere riconosciuto come italiano vero?

Andrea Sarubbi, “Molto streaming per nulla”: Si sarebbe trattato, insomma, di un appuntamento mediatico più che politico, e su questo terreno Grillo andava sfidato. Così gli ha tenuto testa sulle battute, ha alzato la voce alla fine per non sembrare troppo morbido, si è tolto lo sfizio del gol a tempo scaduto con un tweet a partita finita (uno zero a zero terribile, su campo impraticabile) in cui ha mostrato quella che sarà la sua tattica nei prossimi mesi: separare l’elettorato Cinquestelle dalla figura di Grillo, sfruttando lo scetticismo crescente verso il leader all’interno del MoVimento.

Rivista Studio, “Cosa ci guadagna Renzi fra Berlusconi e Grillo”: Al di là della chimica (con il Cav.) o della non chimica (con il comico) scattata nei colloqui tra Berlusconi e Renzi e Grillo e Renzi, ciò che appare significativo segnalare riguarda il senso politico del rapporto cercato da Renzi (e dal suo Pd) con le due opposizioni.

Leonardo, “La lotta tra i grillini e il Movimento”: Qualsiasi altro cittadino eletto dal popolo dopo uno sketch così sarebbe da licenziare, ma appunto: i parlamentari del MoVimento sono cittadini eletti dal popolo, lui no. Lui e il suo cerchio magico (Casaleggio, Messora, Casalino e altra varia e raccogliticcia umanità) non sono tenuti a dar conto delle sciocchezze che dicono e scrivono. I parlamentari m5s possono anche esprimere la loro perplessità pubblicamente, ma poi non c’è nient’altro che possano fare: Grillo non può essere sbattuto fuori in nessun modo. Loro, viceversa, potrebbero già essere a fine corsa: non è detto che la legislatura duri ancora molto e non è detto che potranno ricandidarsi (a proposito, chi lo dovrebbe decidere?)

Piovono Rane, “Lo stuccatore e il distruttore”: Guardate che c’è tutta anche fuori dallo streaming, quell’incomunicabilità lì. Quella tra due fette di Paese reale che dopo vent’anni di berlusconismo e cinque di recessione hanno due approcci esistenziali completamente opposti. Da una parte, infatti, c’è un pezzo di Paese che ancora qualcosa ha (un lavoro, magari perfino qualche risparmio e una casa di proprietà); dall’altra c’è chi non ha niente tranne precarietà, incertezza, delusione e rabbia.

Vittorio Zucconi, “Non è Paese per ultras”: Dal duello Kennedy-Nxon del 1960 alla sceneggiata Renzi-Grillo del 2014 (nella sala intitolata ad Aldo Moro, povero Moro) ci sono 54 anni e alcune migliaia di anni luce di cultura civica. Tutti i partecipanti a questi scontri, ormai diventi show, si preparano battute precotte, “zinger”, stilettate verbali, controbattute e l’artificiosità dei duelli è ormai evidente. Ma una regola resta fissa da quel giorno del 1960 che cambiò per sempre il modo di fare campagna elettorale: la sbruffoneria e la buffoneria, il bullismo e l’aggressività, l’aria di sufficienza e si superiorità sono boomerang che tornano in faccia a chi li lancia, non importa quale sia la forza dei suoi argomenti.

Kaddour Kouachi, “La Repubblica dei Casalino”: Tra gli avvenimenti di questa fase politica che ci aiuteranno un giorno a ricollocare “Dove andiamo a ballare stasera? Guida a 250 discoteche italiane.” di Gianni De Michelis nell’abusata categoria ‘sobrietà’, c’è la discussione mediatica in corso sulla figura di Rocco Casalino.

Dear Miss Fletcher, “A forest”: Nella foresta dell’inquietudine, nell’oscurità e verso l’illusione, in realtà non c’è nessuna ragazza da seguire, questo gioco di specchi confonde e disorienta.

la versione di chamberlain, “20 febbraio #PiazzadellaLoggia”: La stagione dei processi alle stragi è arrivata fino a noi, oggi, come una tartaruga secolare. Una corazza spessa, un cammino lento e ineluttabile. Il fiato sempre più corto e spezzato.

italianamentescoretta, “Trottolino Forever, la radio, i paninari (e quei cazzo di Baustelle)”: Ecco, non era uno scherzo, era proprio nata nel 1990, l’anno nel quale Amedeo Minghi e Mietta portano a Sanremo l’intramontabile hit mondiale senza precedenti (per fortuna) “Vattene amore“, sì, okay, è anche l’anno nel quale Giuseppe Tornatore con il suo “Nuovo Cinema Paradiso” vince l’Oscar come miglior film straniero, ma che cazzo me ne frega di quel rompicoglioni di Tornatore?

Canzone del giorno
Perturbazione – L’unica

6 pensieri su “alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 20.02.14

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