Pendolante, “Memorie generazionali”: La mia generazione ha avuto nonni che raccontavano. Parlavano della guerra, di come si viveva, dei fascisti dei tedeschi, dei partigiani, della paura, della fame, delle battaglie, della prigionia, delle rappresaglie, delle fughe, dei ritorni, quando si tornava. Qualcuno ha avuto nonni che nei campi ci sono stati. Per noi bambini di allora ascoltare era assorbire emozioni e sensazioni, era imparare parole d’ordine della memoria affettiva più che cronologica. Certo, certi episodi rimanevano impressi, i nonni non edulcoravano i racconti, ma erano le espressioni sui loro visi che ci rapivano, che s’imprimevano in noi come timbri perpetui, lo capivamo che quelle non erano “fole”.
The New Yorker, “Philip Seymour Hoffman’s Beautiful Helplessness”: Much will probably be written in the coming days about addiction, and about how much more Hoffman could have done if only he had kept the poison out of his life—and that is true, to an extent. He was only forty-six when he died. But the brute, ugly fact might also be that the poison was his elixir.
Melissa Satta “Cappelli, cappelli, cappelli!”: Ciao a tutti, oggi vi parlo di un accessorio davvero strategico: i cappelli! Perché strategico?!?!? Perché anche se non sono fondamentali (almeno per me), i cappelli possono sempre aiutare a completare un look rendendolo speciale…
Selvaggia Scocciata, “10 anni di Facebook”: 10 anni di voyeurismo. 10 anni di LIKE per giustificare il voyeurismo.
Malvino, “L’ossessione della «famiglia normale»”: È questo che dà un tono tragico al tizio con l’ossessione della «famiglia normale»: a dover rendere conto di quale «norma» sia informato il modello di famiglia che per lui è ideale, non può far altro che indicare una «legge» di «moda», rivelando che il suo «valore» è dato esclusivamente dalla misura del suo esservi conforme. Si presenta come il difensore di un disegno trascendente, ma a grattarne via il superficiale strato retorico che lo ricopre emerge il conformista.
Mazzetta, “Claudio Messora, l’inchiavabile”: C’è chi dice che i latrati gentisti non si possono imputare a chi li cavalca, negando che siano intimamente legati e si rinforzino a vicenda, ma propaganda del genere non è senza conseguenze e la cifra di chi la cavalca è la stessa di quelli che apprezzano uscite del genere.
Periferia Galattica, “Non è tanto il gridare Boia chi molla!”: Che magari a uno cresciuto in un certo ambiente gli scappa.
Guia Soncini, “Quella del primo banco: la più carina, la più stuprabile”: Quelli che scrivono sull’internet che ti farebbero questo e quello non sono pericolosi. Cioè, lo sono per il senso del ridicolo (il loro è mai nato, e al tuo attentano ogni volta che si connettono), ma non è che se t’incontrano ti fanno davvero questo e quello. L’ho scritto abbastanza volte da venire a noia persino a me che pure mi piaccio moltissimo: se Chapman avesse avuto una pagina Facebook su cui sfogarsi probabilmente non avrebbe sparato a Lennon.
minima&moralia, “Amare Philip Seymour Hoffman”: La prima volta che l’avevo visto al cinema era stato in Happiness probabilmente. Era il 1998 e Todd Solondz aveva immaginato un mondo in cui le relazioni sentimentali sarebbero state tutte dei casi interessanti dal punto di vista psichiatrico; a riguardarlo a quindici anni di distanza sicuramente oggi mi sembrerebbe un film seminale ma distante, provocatorio in un senso che oggi mi pare quasi scontato, ma l’interpretazione di PSH allora mi toccò come il trovarsi di fronte nudo qualcuno con cui non ha confidenza.
SpeakerMuto, “Le invasioni barbariche”: Se in un bar hollywoodiano c’è la TV accesa, o guardano una partita per urlare quando la squadra segna, oppure il TG che annuncia una catastrofe planetaria, o ancora The Truman Show. Invece al Macchiato Inchiostro ci siamo sintonizzati su “Le invasioni barbariche”, dove abbiamo trovato l’ospitata di Michele Serra per promuovere il suo romanzo “Gli sdraiati”.
Alessandro Gilioli, “Grillo, il punch e la Manica”: Chi non è cieco – ma completamente cieco – vede benissimo che niente fa il gioco di Grillo come il bipolarismo establishment versus opposizione: una narrazione in cui il primo è un calderone in cui sguazzano insieme Letta e Boldrini, Renzi e Alfano, Fabio Fazio e Giuliano Ferrara, il Pd e Casini, Berlusconi e Vendola. Mentre dall’altra parte c’è solo lui con il suo movimento.
Quasi, “La morte di Philip Seymour Hoffman. 10 tra le sue migliori performance.”: La notizia ormai è di dominio pubblico ed è di quelle che ci vuole almeno un giorno di tempo per capacitarsene. Ieri, dopo un balletto di smentite e conferme, l’ufficialità: Philip Seymour Hoffman è morto all’età di 46 anni, probabilmente per un’overdose. E’ morto l’attore che ha interpretato magistralmente Lester Bangs, Truman Capote, il facsimile di Ron Hubbard, il “Conte” di I Love Radio Rock, il maggiordomo del signor Lebowski, il maniaco di Happiness, l’attore feticcio di P.T. Anderson, il vincitore del premio Oscar nel 2006. Lascia 3 figli piccoli e una vastità di tristezza tra gli ammiratori di tutto il mondo, consci del fatto che se ne va uno dei migliori della sua generazione. Vogliamo ricordarlo con 10 tra le sue performance più belle.
Popolino, “;-)”: Per citare solo l’ultima settimana, nel dibattito politico sono entrati argomenti quali i pompini, l’eversione, i roghi nazisti dei libri, Goebbels, lo stupro, l’uso di Twitter, la falsificazione dell’uso di Twitter, e ovviamente i fascisti. Fascisti a piacere, diciamo. Sostengo da tempo e noiosamente che l’eccesso di commento è un male, genera sciocchezze, e che le sciocchezze ingenerano cicli dei media sempre più veloci, stupidi e controversi, in una spirale senza fine. Questa volta risparmio il pistolotto, ma il punto è: sta davvero succedendo qualcosa? Davvero al mattino una dichiarazione crea un picco in un sondaggio e alla sera la controsmentita lo normalizza? Che poi, se posso: ma sondaggi de che? Elettorali? Quali elezioni? Ecco, appunto.
🙂
Ancora Melissa Satta… mmm…
cappelli!!11!1!!
grazie 🙂
🙂