Vittorio Zucconi, “Tre palle, un voto”: Gli spettacoli circensi che i “scittadini portavosce”, come dice il nuovo sub comandante catechista dei 5S, il San Giovanni DiBattista, hanno offerto, dall’assalto ai banchi del governo, all’occupazione delle Commissioni (atto criminale gravissimo secondo la legge) al fallito linciaggio virtuale della Boldrini sono stati soltanto l’antipasto di quanto vedremo. L’avvicinarsi delle elezioni Europee in maggio garantisce che i giocolieri e gli acrobati dovranno tentare numeri sempre più arditi, perchè sulle Europee il M5S punta tutto, come il giocatore del poker “Texas Hold ‘em” oggi così di moda, che lancia “all in” tutti i gettoni sul tavolo. Se alle Europee Grillo non dovesse registrare un trionfo, e andare molto, ma molto oltre quel 25% ottenuto alle Politiche, lui stesso ha confessato che la mongolfiera si sgonfierebbe. “Stiamo finendo le cartucce” ha ammesso il senatore Orellana del M5S.
Osservatorio Balcani-Caucaso, “Sarajevo 1984, i Giochi Olimpici della Jugoslavia”: Trenta anni fa, dall’8 al 19 febbraio, si svolse a Sarajevo la XIV edizione dei Giochi Olimpici Invernali. Pochi anni dopo le strutture olimpiche, simbolo di una storia e vita comune, furono bersaglio dei bombardamenti.
Riflessioni Quasi Analitiche, “Grillo chiede e la rete risponde”: E un utente,@ilfreddo74: Vorrei sapere cosa ne pensano le donne che votano #M5S
Corrado Augias, “Le nuove tenebre”: La pioggia di improperi e la loro qualità non hanno comunque molta importanza. Si tratta di rifiuti di tipo meccanico che eludono la sostanza della questione usando l’invettiva come scudo. Lo psicologo Nicola Artico mi aveva scritto giorni fa per darmi la sua interpretazione dei recenti comportamenti: “Ho visto giovani deputati fronteggiare con il proprio viso quello di un altro come lupi di rango superiore, ho letto insulti di un sessismo arcaico nutrito da pulsioni mai sopite, ho riconosciuto un noto cluster diagnostico: il narcisismo”.
Luca De Biase, “Dopo i lunghi dibattiti sulla trasformazione dei giornali, pensiamo un poco all’università”: Quindi, anche altri luoghi della conoscenza possono cominciare a riflettere su come si adatteranno al cambiamento. E uno di questi luoghi, affascinante come pochi, è appunto l’università. I mooc sono solo una forma possibile. C’è molto altro da creare, a giudicare dall’esperienza. E poiché molta internet è partita proprio dall’università, l’argomento è centrale e profondamente generativo. Anche perché la rete ha bisogno di qualità. E la società ancora di più.
Pippo Civati, “Cosa succederebbe se ti ritrovassi Beppe Grillo in macchina?”: Personalmente, mi piacerebbe fare un viaggio in auto con Grillo, per dirgli alcune cose che mi premono da un bel po’ di tempo, almeno da quando Grillo mi ha attaccato sul blog, accusandomi di rubargli parlamentari invitandoli a cena (il cane da riporto, ricordate?).
Federico Guglielmi, “Bologna Rock, 1976-1979”: A osservarla dall’esterno, o comunque con la superficialità che è tipica dei turisti non abbastanza motivati, la scena rock bolognese di metà anni ‘70 sarebbe apparsa… cioè, no, non sarebbe apparsa: per chiunque, il capoluogo emiliano era la patria di Francesco Guccini, bolognese peraltro d’adozione che nel 1976 aveva conosciuto la notorietà davvero di massa con Via Paolo Fabbri 43 (l’album de L’avvelenata), e di altri menestrelli come Claudio Lolli (sempre del ‘76 è il suo capolavoro Ho visto anche degli zingari felici, manifesto politico di notevole profondità) o Lucio Dalla, che con Automobili – il disco di Nuvolari – aveva appena chiuso la trilogia nata dal sodalizio con il poeta Roberto Roversi. Cantautori, insomma, interessati più alla forza delle parole che all’energia della musica. E il rock?
Valigia Blu, “Grillo, i commenti osceni e la narrazione mediatica”: Le responsabilità del leader del Movimento 5 Stelle e una riflessione sulle interpretazioni giornalistiche di questi giorni: la storia della saldatura PD-Forza Italia baluardo democratico contro i ‘fascisti’ del web non convince per niente.
Rem Tene, Verba Sequentur. O anche no., “io da grande voglio essere come Bearzot”: Mi stavo chiedendo quando la gentilezza e la cortesia e la delicatezza e l’educazione sono diventati difetti, hanno smesso di essere un valore. Perché pochi cazzi, al giorno d’oggi il gentile è visto come il debole, lo sfigato, quello che non ha LE PALLE per permettersi di essere arrogante, di prendere quello che vuole. Il figo passa e pretende, il poraccio chiede permesso. Il figo va a “muso duro e bareta fracada”. Il poraccio ti sorride e ti dice buongiorno.