Ma dai, che combinazione. Anche io ero vivo quel giorno lì. Grazie per la puntualizzazione, e la differenza è che per te quel due luglio è stato un paio di giorni prima del giorno dell’Indipendenza ed eri nei dintorni di San Francisco, per me è stato la festa della Madonna delle Grazie con i falò votivi sulle colline, la fiera con i prodotti agricoli e l’albero della cuccagna in piazza e l’orchestra con il ballo al palchetto. Un piccolo equivoco che però dimostra come nei grandi Paesi – con la p maiuscola, appunto – ci si possa permettere di parlare di cose infinitesimali perché parte di un mondo che nel nostro provincialismo appare incommensurabile, talmente complesso da afferrare nell’insieme che poi un albero, una siepe tagliata a forma di chissà quale animale esotico o un pezzo di costa pacifica – nel senso dell’oceano – acquisiscono una loro dignità.
Se lo fai in stati piccoli e chiusi in sé corri il rischio di separatismo narrativo e il particolare non si fa generale ma diventa una porzione indipendente in cui si conoscono tutti e fanno lo struscio nei pomeriggi prevestivi in zone identificate per convenzione come aree aggregative. E non è nemmeno la vecchia storia del marketing territoriale, quel fenomeno per cui appena valichi il confine con la Francia anche il peggio rudere è indicato con gigantografie sull’autostrada mentre quando vai per le arterie della nostra penisola ti saltano agli occhi solo le gru o i trattori o le piscine prefabbricate messe in bella mostra lungo i rettilinei per attirare acquirenti in transito.
Quindi, non so come tu abbia trascorso la tua, di festa. Noi quell’anno lì – come tutti gli altri e, ne sono certo, ancora adesso – abbiamo fatto notte aspettando che si esaurisse tutto il fuoco del falò alimentato dal fieno, dalle sterpaglie, dai copertoni e da altro ciarpame sicuramente tossico e bagnato di benzina sottratta alle falciatrici a motore, nessuno ha dimenticato che si viveva ignari nell’amianto allo stesso modo in cui la filosofia slow food non era ancora stata inventata.
C’era però un aspetto ricco di significati. L’incendio è la sciagura più ostile per chi abita le campagne, come tutto ciò che è da tenere alla larga risulta tentacolare. Trovate una fiamma accesa e strepitante e intorno si raduneranno bambini per mettere alla prova il tanto decantato potere di un elemento così dirompente, e questo a ogni latitudine, anche nei paesi più caldi. In campagna il fascino è duplice. Il fuoco che si espande è un pericolo per le persone ma anche per le bestie e per le risorse che danno da mangiare. Tenerlo sotto controllo è come avere un leone in gabbia e star fuori a fargli le pernacchie. Ora non ricordo bene, ma di sicuro a un certo punto qualcuno giù in paese avrà suonato le campane, l’inizio del giorno del santo patrono è ufficialmente al via anche se è ancora notte. Tutti i fuochi piano piano si attenuano fino a spegnersi sulle colline tutto intorno e i ragazzi e le ragazze, con le loro motociclette da fuoristrada, vanno a festeggiare altrove e a modo loro, lasciando soli i bambini intenti a cercare tizzoni ancora accesi mentre gli adulti e i vecchi si spazientiscono per portarli a dormire.
ognuno ha le feste che si merita – che poi, voglio dire, la provincia americana è molto più provincia e bieca di quella nostrana; san francisco è un altro paese, molto più europeo dell’Alabama che altro. mi fa sorridere l’idea dei fuochi: ogni falò è paese! anche qui, alle vigilie, si facevano le fanove…
atmosfere che non scorderò mai. Quando leggo i romanzi ambientati nella provincia americana provo ad ambientare lì con la fantasia certe storie che ho visto, vissuto o solo sentito raccontare, e devo dire che è tutta un’altra cosa
L’abolizione dei Comuni non metterà fine al comunismo, ma la sede del partito di quasi campagna dove andavo da adolescente, non c’è più…
quella provincia americana raccontata nei libri spesso non corrisponde alla realtà – chè certe volte gli americani di provincia sono peggio dei leghisti, ed è tutto dire! ti è mai capitato di vedere il film ” A farewell to beat “? Si intravede la provincia che sicuramente favoleggiamo nei nostri ricordi – lo faccio anch’io, cresciuta a pane e america.
potrebbe essere una canzone degli Offlaga Disco Pax
non l’ho visto, no. Ma posso recuperare.
… ehm … mi fido.
Vedi che ho fatto bene a fidarmi… mi viene un po’ da piangere. Sarà la vecchiaia?
sono delle tue parti, credo. Se ti capita vai a un loro concerto, che è più un reading musicato ma molto d’effetto.
Ci starò attenta. Grazie