Ieri sera, poco prima di addormentarsi, mia figlia mi ha chiesto che cosa mi piacesse di meno della vita. Che non è una domanda di quelle da fare in quei momenti, quando stai per coricarti e hai così tanto tempo da passare da solo con te stesso nell’attesa di prendere sonno. Anzi, ci sono ampie possibilità di non addormentarsi più, a volte basta una preoccupazione non calcolata e buonanotte. Anzi, buonanotte un cazzo. Ma sapete, il debole che noi primipari attempati abbiamo per i nostri figli unici è così sovradimensionato che qualunque aspetto del nostro ménage genitoriale ci manda in brodo di giuggiole. Questo nel mio caso accade ogni volta che si instaura una conversazione tra me e mia figlia, sia che si parli di sciocchezze che dei massimi sistemi. Ciò significa che anche una domanda che presuppone una riflessione amara, quando mi viene formulata da lei la risposta che mi viene da dare subisce il condizionamento ambientale e non riesco a immaginare nulla di brutto. E infatti ieri sera ho ribaltato subito la questione, immaginando un condensato di giovanottismo e fabiovolismo con addirittura un titolo per un qualcosa di non ben specificato, ma comunque riconducibile a “la cosa che mi piace di più della vita siamo noi, io e te”. Perché a fare dell’ironia pungente e del sarcasmo sulle parole degli altri siamo bravi e solerti tutti, ma quando si tratta di cose belle, di buoni sentimenti, di amore, alla fine ci troviamo tutti con una tazza di tisana fumante in mano sotto lo stesso capannone industriale in cui si forgiano le peggio smancerie. E mettetevi nei miei panni, a fianco di una bambina nel pieno di quella fase in cui convivono, senza pestarsi i piedi, Peppa Pig e gli One Direction, quel momento di transizione in cui le scene degli attori che si baciano fanno schifo ma è tutto un parlare di chi piace a chi, tra i compagni di scuola. Così ho dovuto davvero pensare a lungo a cosa mi piacesse di meno perché lì, in quel frangente, con l’abat-jour che è un mappamondo dalla luce soffusa, mia figlia con il pigiama verde e gli occhi appesantiti dal sonno che però continuavano ad osservarmi, in quell’istante proprio non mi veniva in mente niente che non mi piacesse.
Che bravo primiparo attempato che sei 😀
Ci vuole coraggio a mettere in mostra i sentimenti e a scriverli.
Io faccio tanta fatica.
Magari quando avrò dei figli, mi ammorbidirò un po’.
Comunque molto bello quando scrivi di tua figlia.
era una domanda intrisa di ottimismo, posta con grande garbo; complimenti alla ragazzina; chiedendo cosa «ti piace di meno» si sottende che in qualche modo tutto ti piace, solo alcune cose un po’ meno, ma comunque il «ti piace» rimane come sfondo, come riferimento positivo del vivere; altra cosa sarebbe stato domandare «cosa detesti di più» perchè avrebbe sotteso di detestare più o meno tutto quanto; è giusto esser positivi con i fili, non troppo dolciastri e retorici, ma comunque positivi e inimici al piagnisteo; detto questo, comunque un post interessante
Perché dici che ci vuole coraggio? Mi sembra che in molti, sui loro blog, lo facciano, forse perché – e lo penso anche io- è molto terapeutico.
Grazie per la tua attenzione, anche io l’ho intesa come te, intrisa di ottimismo. Magari qui lo siamo un po’ tutti e così anche lei si è adeguata.
Non ci riesco a parlare di sentimenti. HO una sorta di blocco. Per me è coraggioso riuscirci.
A te va ancora bene. Oggi a cena abbiamo parlato di teologia… (L’anima esiste? Dio esiste? Cosa vuol dire credere in Gesu e in Dio? Tu in cosa credi?)
e come avete trattato l’argomento?
Reblogged this on Un blog di M.
Quanto spazio ho per scrivere?
Un punto di partenza, per adulti, è qui:
http://ilcomizietto.wordpress.com/2013/03/26/libro-voi-sarete-come-dei/
Personalmente sono molto refrattario agli aspetti ritualistici (non ero così da giovane) e cerco di concentrarmi sulla sostanza. Che Gesù sia esistito o meno non è dato importante, come non è dato importante l’aspetto miracolistico della religione, semmai è importante la sua valenza simbolica. Che l’anima come spiritello nessuno l’ha mai vista, ma gli effetti sui vivi di una persona scomparsa si vedono eccome. Questi effetti sono la sua anima. Che un Dio metafisico sposta i problemi e non li risolve. Se ne può fare tranquillamente a meno, tanto l’Universo è già bello, terribile e misterioso di suo.
Lacomizietta è già su questa strada, nonostante i suoi quasi 9 anni. Comunque è curiosa e aperta a nuove idee. Vuole sapere. Elaborerà sicuramente qualcosa di nuovo e di suo. Una decina d’anni e vedremo.
Questo in estremissima sintesi. (Non pensavo di farcela!)
lo sai roberto, che ti sei un bellissimo papà? – e non correre allo specchio a rimirarti, che non intendevo per il tuo aspetto esteriore! parlare di figli, di solito, lo facciamo solo noi mamme, deputate socialmente alla bisogna. il fatto che lo faccia tu e in maniera così tenera ti fa diventare una persona speciale per lei, per la tua piccola. di mio padre, ormai anziano e pieno di richieste di attenzioni da parte nostra, non ricordo nessuna parola e nessun gesto tenero, se non delle carezze brevissime quando ero ammalata. quella carezza, proprio perché così inusuale, me la porto dentro come un bene prezioso e grandissimo. lei, la tua piccola, si porterà dentro più di una carezza, più di una parola, sicuramente.
tua figlia è un concentrato di bellezza. Devo presentarle la mia prima o poi. La domanda mi avrebbe messa in seria difficoltà
un’ottima riflessione, la tua. Prenderò spunto. Mi piace particolarmente l’idea dell’anima come effetto sui vivi dei propri cari scomparsi, credo che lo userò alla prima, spero più lontana che mai ma inevitabile, occasione.
ecco che mi fai commuovere. Lo spero tanto, sai. Comunque ne riparliamo quando la mia piccola avrà 16 anni. Speriamo che se ne ricordi. Ogni tanto glielo dico: “Mi raccomando, quando sarai adolescente ricordati del tempo che abbiamo passato insieme, me lo prometti?”. Poi ti racconto come è andata.
organizziamo una festa per figli di blogger 🙂
Solo se si fa su un treno
se ne ricorderà eccome. parola della sedicenne che fu!