alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 18.10.13

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Rem tene, verba sequentur. O anche no?, “[clienti surreali] Sette tipi di clienti per sette giorni di ordinaria follia”: Non fai in tempo a rispondere “tal dei tali buongiorno” al telefono, che parte la tachicardia. Lui non parla, lui si scapicolla mangiandosi le parole. Tutto è improrogabile, urgentissimo, indispensabile. L’atteggiamento è quello di uno con un cagotto fulminante che ha scoperto di aver finito la carta igienica, lo scottex ed i tovagliolini di carta. Contemporaneamente. Non riesci neanche a promettere che farai subito: ha già riattaccato.

Valigia Blu, “L’Italia che non legge più e quella che non ha mai cominciato”: I dati 2013 del Censis raccontano l’esistenza (e la crescita) di un gruppo di italiani che ha smesso di cercare notizie sulla carta stampata. Benvenuti nell’era del press divide.

appunti, semplicemente appunti, “imperdibili”: Non ho alcun dubbio che il Rava sia un artista di grande rilievo e dunque i cd in oggetto sicuramente un’iniziativa di qualità. Ma il termine sul quale voglio soffermarmi è l’aggettivo prescelto. Nella propaganda di prodotti culturali (tutto è culturale, ma qui usiamo il termine nell’accezione polverosa) ricorre con insistenza l’aggettivo «imperdibile».

Alessandro Gilioli, “I format tv nell’era di B.”: Visto il grande successo di audience di Santoro – parlo della puntata di ieri – forse varrebbe la pena di aprire direttamente un canale tematico, che nel telecomando si inserisca tra le reti trash e quelle porno.

Il Blog delle Ragazze, “Il macchinario della giovinezza”: Basta con interventi di chirurgia estetica che storpiano l’aspetto, congelano l’espressione e possono nuocere alla salute. Basta anche con iniezioni selvagge e reiterate di botulini paralizzanti. Donne! Uomini! Voi che passate correndo davanti agli specchi, che non vi riconoscete nelle ultime fotografie perché pensate di avere ancora una pelle liscia e vellutata, ho trovato quello che fa per voi.

La compagnia di pulizie, “Il giudizio dell’orefice”: Perché il mio Cavaliere non saprei dire dove e quando l’ho visto per la prima volta. Sento parlare di lui dacché avevo dieci anni, più o meno. Sorella l’aveva per compagno di classe alle superiori e ogni giorno, quando tornava a casa da scuola, aveva qualcosa di buffo da raccontare, un aneddoto, una scemenza, uno scherzo fatto a questo o a quell’altro professore. Ho sempre pensato che fossero un bel gruppo, tutti insieme, e sul nome del mio Cavaliere non mi ero mai soffermata troppo.

Linkiesta, “The Newsroom, raccontare il giornalismo”: Ed eccola dunque su Rai 3 la prima stagione di The Newsroom, ultimo capolavoro dello sceneggiatore-showrunner Aaron Sorkin. Inno al giornalismo vecchia maniera, alle buone pratiche del trovare notizie, al protagonismo monarchico del direttore assoluto, che ha tutto e tutti in pugno. Il terzo canale fa così concorrenza al Servizio pubblico di Michele Santoro, e in effetti Jeff Daniels al personaggio di Will McAvoy, anchorman della Atlantic Cable News, conferisce la stessa furia di mezza età, sospesa tra l’autoesaltazione dell’eterna ripartenza (ogni volta si deve guadagnare tutto, pur essendo un divo del piccolo schermo), l’autocommiserazione per i torti subiti, l’autocompiacimento per l’affluenza generata dal talento giornalistico, che ha quell’aggressività catodica sempre un po’ anni ’80.

Canzone del giorno
Dream Koala – Odyssey

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