I Joy Division hanno mietuto molte vittime a posteriori, e non mi riferisco certo al loro frontman suicida ma a numerose band che, oscurate dall’aspra darkitudine molto glamour del quartetto di Manchester, non hanno goduto di una notorietà consona al loro valore contenutistico se non nelle ristrettissime nicchie di allora e nei maniaci dell’alternativo dei decenni successivi come il sottoscritto, non nel senso di decennio (perché se vogliamo dirla tutta sono quasi un cinquantennio) ma di maniaci della cultura off. Se avete notato il mio avatar in giro per la rete, magari nei commenti che lascio nei vostri blog a me cari, avrete notato la copertina di Jeopardy dei The Sound, tanto per cominciare. Probabilmente Adrian Borland non era dotato dello stesso carisma epilettico di Ian Curtis e non ha ispirato una band altrettanto importante come i New Order nata dalle ceneri di sé – sempre che sia stato cremato -, e certi singoli come “Heartland” – tratto da Jeopardy – non li troverete mai nei dj set più hipster, che raramente comunque si spingono oltre a hit più blasonate come “Love will tear us apart”. Non bisogna dimenticare che è facile fare la storia della musica con due o tre album e poi diventare leggenda con il proprio togliersi di mezzo all’apice della carriera. Borland si è ammazzato nel 99 quando ormai quel mondo lì, quello del post-punk, era finito da un pezzo. Ma c’è un altro gruppo inglese appartenente allo stesso periodo che forse ha avuto ancora meno fortuna, mi riferisco ai Comsat Angels, sicuramente più discontinui e penalizzati dal decorso intrapreso dopo i primi tre album per rincorrere un successo pop mai arrivato. Chi se li ricorda alzi la mano. Per la biografia vi rimando a Ondarock, qui sotto uno dei miei pezzi preferiti, la titletrack dell’album più bello che secondo me è il secondo, Sleep no more.