Call me Leuconoe, “Yo te query”: Le vie di Google sono infinite, così come quelle della mente di chi digita parole in libertà nelle sue magiche stringhe di ricerca. Capita così che talvolta, accanto alle frasi che un lavoro di SEO ben congegnato riesce a calamitare (e per fortuna sono la maggioranza), compaiano anche le più disparate perversioni mentali, accompagnate da vari dubbi amletici esplicitati in formato telematico. E si apre il vaso di Pandora.
Ma Anche No, “il mio corpo che cambia e cambia e cambia”: Temo che tutta questa svolta sconvolgente a tratti allucinante sul caffè, sull’alzarsi presto e sul freschino sia colpa della malattia della corsa, perché correndo si mischiano tutte le priorità e, peresempio peresempio, che non faccia caldo diventa la differenza sostanziale per lo svolgimento della giornata. E correre la sera fa schifo.
Masticone, “Accidenti ai siluri”: Sai babbo, io credo che se Gesù nascesse oggi, sarebbe un punk.
Potato Pie Bad Business, “Top 5 – Romanzi di Georges Simenon”: Il Belgio, si sa, è quel paese che soffre un dualismo culturale nei confronti di quei francesi che, dirimpettai, catalizzano tutta l’attenzione internazionale per la zona centroeuropea. Mezzo fiamminghi, sono quelli che vengono presi ingiro dai cugini perché intingono le patatine fritte nel purè (questo perché i belgi rivendicano l’originale intuizione delle pomme frites che sono oggi un diritto fondamentale di ogni essere umano, stanno giusto friggendo ora sul fuoco).
Sempre un po’ a disagio, “I disoccupati”: Lì in fila, poi, osservavo che gli uomini e le donne che stavano con me ad attendere erano vestiti male. La maggior parte di loro indossava pantaloncini corti e ai piedi calzava infradito o ciabatte da mare, come quelle che io tengo solitamente in casa. Molti di loro avevano tatuaggi sul polpaccio o sulle braccia o sul collo. Quando qualche ora dopo ho raccontato questa cosa ad un amico, lui mi ha detto: “Dai, per favore, smettila di fare lo snob”.