Oggi non siamo molto diversi da ieri, c’è solo una nottata in più sul groppone, una pagina di calendario da voltare e la consapevolezza che ne siamo fuori. È il momento di sfoggiare le ultime foto dei piedi a bagno con qualche comparsa ignara sullo sfondo e poi basta. Nulla non mi farà smettere di pensare che il baratro che ci sta inghiottendo è reversibile solo se la smetteremo di cazzeggiare su Internet durante le ore lavorative e quando comprenderemo che spegnere tutti tutto per un mese non ha più senso. Impariamo a fare dei turni, diamine. Dove è finito il responsabile della produzione globale? È anche lui sdraiato sulla sabbia in qualche angolo del Salento? Perché poi ci si chiede come facciano quelli dell’emisfero capovolto rispetto al nostro, perché non è solo il sud del mondo. C’è gente che lavora e si dà da fare per consentire a questo pazzo pazzo mondo di portare a termine la sua perpetua rivoluzione, nel senso del movimento impiegato a compiere un’orbita completa, cosa pensavate. Qui i moti di ribellione non li fa più nessuno a meno che non si tratti di appelli da sottoscrivere on line su repubblica punto it. Ma mi chiedevo come potesse essere ferragosto in Patagonia o in Nuova Zelanda, quei posti agli antipodi che noi ce li immaginiamo pieni di gente con il sangue alla testa. Ancora più geocentrici dei tolemaici, qui si professa il primato del boreale rispetto all’australe. Archiviamo quindi questo non-mese testé trascorso insieme alle centinaia di instagram delle vacanze postate su tutti i canali a cui siamo connessi e finalmente torniamo a occuparci di cose serie come la spesa settimanale, una nuova organizzazione degli spazi della cantina e le ricariche per i quaderni dei nostri figli, quelle dotate di buchi già rinforzati da tondini plastificati in partenza che ci fanno risparmiare il costo degli occhielli adesivi. Ma pensate solo se non fossimo costretti a metterci in stand-by per trenta giorni, anzi trentuno, da un sistema economico superato e da una riduzione delle corse dei mezzi pubblici come sarebbe bello sognare vacanze a novembre, a marzo o a giugno. Potremmo cambiare di volta in volta e un mese come agosto dal nome altisonante da imperatore romano potrebbe tornare a far la parte del leone, anziché relegarla solo al suo segno zodiacale che, a dirla tutta, quelli nati in quel periodo non è che mi vadano troppo a genio. Personalità troppo forti, ascendente compreso.
E hai ragione, grande Plus!
Non ti presenterò mai mio marito