Una parte di me mi ha risparmiato le celebrazioni per il ventennale della laurea facendola scivolare giù nei bassifondi del palinsesto di luglio dopo i soliti temi della stagione come un vero tg mediaset, decisamente secondaria a mangiare frutta e verdura, non uscire nelle ore calde, new entry nelle dinastie regali britanniche, papi in tour e ministri sulla cresta dell’onda loro malgrado. Talmente secondaria che mi è venuta in mente solo la notte scorsa mentre contavo le frequenze del suono dell’antifurto dell’appartamento qui di fronte. Circa 120 per ogni segnale, poi una ventina di secondi di pausa, quindi altra sirena con 120 onde sinusoidali e avanti così per più di un’ora. Ho provato persino a chiamare le forze dell’ordine – era l’una di notte – per capire se stessero facendo qualcosa almeno per bloccare gli autori del probabile furto ma non mi hanno risposto e l’allarme è continuato per un paio d’ore abbondanti. Mi sono chiesto se ci è lecito sporgere denuncia o qualunque tipo di rimostranza per chi si dota di quel tipo di antifurto, lo attiva e poi se ne va in vacanza lasciando il proprio appartamento e gli averi ivi contenuti nelle mani di qualche vicino volenteroso. L’unica conseguenza è stata svegliare buona parte del quartiere, almeno quelli che non sono ancora partiti.
Perché poi il bello è proprio che in giro non si vede nessuno, sembra di vivere in città fantasma così prive di rumori che non le riconosci più, a parte la vicina di sotto che pulisce le veneziane alle otto del mattino facendole sbattere ritmicamente contro la ringhiera del balcone. Molto rari gli esseri umani, soprattutto nel week-end, qualche concentrato di aria condizionata semovente per strada lanciato verso remote località di villeggiatura e qualche animale fuori luogo. Uscendo di casa mi ha attraversato la strada una biscia piuttosto spaventata credo dall’habitat poco confortevole che ho subito scambiato per vipera e se quel titolo di studio di cui sopra fosse seguito a un corso di esami utili e seri, probabilmente saprei riconoscere un normale rettile d’acqua da un serpente velenoso ma lo sapete meglio di me che la natura in contesto urbano ha dell’osceno e del catastrofico, un po’ come gli squali volanti dei più recenti film americani ed è molto facile pensare subito al peggio.
Comunque in questi giorni ricorre un altro anniversario, oltre quello della mia laurea in scienze inutili. Alcuni aneddoti dal mio futuro compie tre anni forse oggi o forse ieri, non so. Ma non ho ricevuto nessun telegramma, per fortuna e questa era una celebre citazione, vediamo chi di voi la indovina per primo nei commenti vince una dedica speciale sul prossimo post. Questa cosa mi fa venire in mente quando alle superiori ho imparato la parola “genetliaco”. Spesso si arriva dalle medie con dei vistosi equivoci linguistici. Un’amica per esempio diceva e scriveva “giurispondenza” al posto di “giurisprudenza”. Un altro si era coperto di ridicolo in uno scritto di religione perché pensava che “mistificare” significasse “rendere mistico”.
Pensavo di essere immune da questi qui pro quo fino a quando una compagna di classe mi scrisse sul mio diario, in corrispondenza della sua data di nascita, “oggi è il mio genetliaco” con tanto di firma e cuoricini illusori. Ma se vi ricordate come erano le grafie delle ragazze una volta, prima che l’informatica prendesse il sopravvento come principale veicolo della nostra trasmissione del sapere, saprete meglio di me come fosse facile malinterpretarne il significato. Io in quella parola ostica leggevo “gervetileo” che, come m’insegnate, non vuol dire un cazzo. E ho perseverato nell’ignoranza per molto tempo, non che pensassi solo a quello, ma ero così presuntuoso da non volermi arrendere a una richiesta di spiegazioni fino a quando ho aperto un dizionario alla lettera “g” e ho finalmente scoperto la verità. Comunque, dicevo, tre anni sono tanti e speriamo di continuare perché, come si dice, meglio avere un futuro ricco di aneddoti che avere un passato in cui è facile fare confusione.
Però non lo so che hai citato e delle altre me le sono perse di sicuro.
Tre anni sono tanti, ma non abbstanza. Continua così. Buon compleanno, anzi: buon genetliaco!
Un vecchio fidanzatino mi canticchiava una celebre canzone di Battisti con i seguenti versi : “Quello che voglio lo sai, non mi fermerai, che melograno che sei, ….”.
Tanti auguri caro plus, sempre un gran piacere leggerti.